Incrocio di sguardi a Sarajevo

Libro La fioraia di Sarajevo, Orecchio acerbo, Mario Boccia, Sonia Maria Luce Possentini

Da quel baule di meraviglie che è il catalogo Orecchio acerbo, è arrivato a giugno un nuovo albo molto bello, di quelli ideati per grandi e grandicelli. Ideali anche per affiancare l’analisi della Storia con le storie di persone in carne ed ossa.

La fioraia di Sarajevo racconta un’esperienza vera attraverso le parole di Mario Boccia, fotografo e giornalista che ha trascorso molto tempo nell’area balcanica, e le illustrazioni di Sonia Maria Luce Possentini, portandoci nella Sarajevo della prima metà degli anni Novanta.

Quando ho iniziato il blog ero appena tornata da un viaggio nei Balcani, e uno dei miei primi post racconta di un libro dedicato alla guerra dal taglio molto particolare (lo trovate qui). Non sono un’esperta di storia balcanica, quel viaggio ha contribuito a darmi una conoscenza molto sommaria ma vivida di quello che è successo in quella manciata di anni, in un tempo e un luogo così vicini a noi. Sarajevo mi ha colpito molto, nella sua bellezza segnata da tante cicatrici.

L’ho ritrovata tra queste pagine, nelle quali Boccia e Possentini tessono il ricordo di un incontro al mercato di Bašcaršija, nel centro storico di Sarajevo. È febbraio del 1992 e lo sguardo di una fioraia di mezza età incrocia quello di un giovane fotoreporter con due macchine fotografiche al collo. Lei gli offre un caffè, lui la fotografa. La guerra non è ancora iniziata. Il reporter tornerà a fotografare la fioraia altre volte, dopo l’inizio del conflitto e durante l’incubo del lunghissimo assedio della città. I fiori diventano fiori di carta, prima semplici, poi via via più elaborati. Lei rimane al suo posto, con dignità, a vendere qualcosa di apparentemente inutile in un tempo nel quale ogni cosa, ogni equilibrio, ogni aspettativa di sicurezza sembrano cadere a pezzi. E nel quale mancano i soldi per comprare i beni essenziali.

Lo fa perché è il suo ruolo, Sarajevo è la sua città, la sua comunità. Perché rifiuta di permettere alla guerra di definire chi è, la sua identità e il suo modo di vivere. Forse perché vuole continuare a portare levità e bellezza in un presente atroce.

Il giovane reporter è curioso, vorrebbe sapere a quale gruppo etnico la fioraia appartenga, ma le sue risposte sono intenzionalmente evasive: è una fioraia, è di Sarajevo. Non c’è altro da indagare.

Il reporter ritorna dopo la strage del mercato del 5 febbraio 1994, e ritrova la fioraia, abbastanza lontano dal luogo di caduta della granata da essersi salvata. Sarà l’ultima volta in cui la troverà lì.

Le illustrazioni di Sonia Maria Luce Possentini hanno la magica proprietà di apparire eteree e, al contempo, l’esatto opposto. Le sue tavole dal taglio fotografico fissano sulla carta, adottando il punto di vista del reporter, immagini e scenari sinistramente familiari, insieme a quegli sguardi che erano già arrivati a noi, filtrati attraverso gli schermi e le pagine dei giornali. Scenari, sguardi e storie da non archiviare, da ricordare e raccontare.

Boccia,M., Possentini,S.M.L. (2021). La fioraia di Sarajevo. Orecchio acerbo editore.

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