Fantasmi dentro, fantasmi fuori:letture da brividi per Halloween

Libri per Halloween

Anche se mia moglie e io sospettiamo fortemente di aver pascolato pecore nelle Highlands in una o varie vite precedenti, ufficialmente non ho radici anglosassoni di alcun genere. Halloween, però, mi piace un sacco, e non mi importa se è una tradizione che non appartiene ai miei antenati (che nei secoli scorsi, per la maggior parte pascolavano mucche sulle altrettanto stupende Alpi Cozie e Graie), sdoganata ai nostri bambini da zio Sam per ragioni squisitamente commerciali.
Mi affascina come mi affascinano altri antichi riti analoghi legati all’avvicendarsi delle stagioni e ai grandi passaggi della vita; mi piace vedere ovunque zucche arancioni e, naturalmente, mi piacciono, di questa tradizione, gli elementi legati alla narrazione.
Quale periodo migliore del brumoso autunno per rannicchiarsi sotto una coperta a leggere storie di paura, in dosi variabili a seconda dell’età e dei gusti?
Credo che sia molto sano (nella nostra cultura che la morte tende a renderla tabù o a spettacolarizzarla) dare uno spazio, nelle narrazioni di cui nutriamo noi stessi e i cuccioli della specie, alla paura, al mistero e a temi soprannaturali che possono, appunto, spaventare.   Fantasmi e scheletri svolgono il compito di esorcizzare – con una risata o una storia un po’ inquietante –  la paura della morte,  il grandissimo e insondabile mistero umano del rapporto tra la vita terrena e quello che forse c’è dopo, e che non ci è dato conoscere.

In queste settimane mi sono immersa nelle pagine di tre volumi da brivido. Due sono graphic novel, il terzo è un romanzo per adulti che, secondo me, potrebbe piacere anche a qualche ‘young adult’ o a genitori o insegnanti con un passato (o un presente) nel mondo accademico.

La mia prima proposta è Fantasmi di Raina Telgemeier, edito in italiano da Il Castoro. Telgemeier è stata una piacevole sorpresa. Questo volume coloratissimo e ciccioso è l’ideale, per me, per una lettura con cioccolata calda sotto le coperte, o su un sofà accogliente, da soli o in compagnia, dai 10-11 anni in poi.  La voce narrante è quella di Catrina, detta Cat, una preadolescente della California del Sud che affronta il trasferimento della sua famiglia a Bahìa de la Luna, nebbiosa cittadina sulla costa della California del nord.  Un inizio che è un topos di molta letteratura e film per ragazzi: il trasloco, la nostalgia per i vecchi amici, la nuova casa, la nuova scuola… La famiglia Allende-Delmar sta traslocando per via del nuovo lavoro del padre, anche se la motivazione più importante è quella di spostarsi in un clima più favorevole per la salute di Maya, la sorellina di Cat – un vulcano di vivacità dall’età stimata sugli 8-9 anni. Maya ha la fibrosi cistica, una grave malattia genetica che riguarda l’apparato respiratorio e che non ha una cura. Una malattia che si inserisce in modo piuttosto invasivo nella sua quotidianità, senza minare però la sua energia e la sua esplosiva voglia di vivere.

La nuova città ha atmosfere brumose e leggermente sinistre e, come presto Cat e Maya scopriranno, i suoi abitanti intrattengono uno speciale rapporto con il soprannaturale. A quanto pare, tanti fantasmi popolano Bahìa de la Luna,  e il pacifico consorzio tra gli abitanti – in carne e ossa e non – culmina, a inizio novembre, nella grande festa dedicata al Dìa de los Muertos, quando il confine tra vivi e morti si fa molto più sottile.
Baggianate, pensa Cat, quando Carlos, il nuovo vicino di casa suo coetaneo, accompagna le sorelle in un “fantasma tour” della città. Maya però non la pensa così e, anzi, ha urgenza di incontrare un  fantasma per fargli delle domande molto precise su cosa succede quando si muore. Entusiasta per la riscoperta di questa tradizione che sua madre, di origine messicana, da ragazzina aveva accantonato, allestisce in casa un’ofrenda, un piccolo altare dedicato alla nonna morta, che spera possa venire a trovarla in quella notte speciale.

Dopo un primo incontro con dei veri fantasmi, però, la bambina ha una crisi respiratoria e viene ricoverata. Cat, sempre più diffidente e al contempo terrorizzata dagli spiriti, cerca di tenerli il più lontano possibile dalla sorella, ed evita il più possibile Carlos, che però si ritrova in classe.  I mesi trascorrono lentamente: Maya inizia a riprendersi da questa ennesima crisi, Cat si crea una nuova rete di amicizie a scuola. Si avvicinano Halloween e il Dìa de los Muertos. Mentre Maya è arrabbiata perchè, ancora convalescente, non ha il permesso di uscire a fare “Dolcetto o scherzetto”, Cat non ha nessuna voglia di andare alla misteriosa festa di mezzanotte che tutta la città sta aspettando. Sarà proprio Maya a convincerla a partecipare, affrontando la paura dei fantasmi – e soprattutto la paura, innominabile ma onnipresente, della morte della sorellina – che la paralizza.
Una graphic novel estremamente godibile, che sa mescolare in una colorata e toccante sinfonia espressiva elementi comici, magici e realistici, toccando temi difficili. Il principale è, sicuramente, la malattia con cui Maya convive. Telgemeier è abilissima nel delineare, quasi con minimalismo, la complessa dinamica dei rapporti familiari che girano intorno alla bambina. Maya è padrona della sua vita nonostante la giovanissima età, ha una consapevolezza profonda di ciò che le succede e le succederà e vuole godere di ogni attimo, sapendo di non avere molto tempo davanti a sè. Attraverso Cat l’autrice ritrae la complessità dell’esperienza di un sibling (che vuol dire fratello o sorella, ma si usa anche per riferirsi ai fratelli e sorelle di persone con disabilità – in questo caso si tratta di una grave patologia), divisa tra gli istinti protettivi, l’angoscia per il futuro inevitabile, il senso del dovere verso la sorellina stimolato dai genitori che tendono a responsabilizzarla, e la necessità di avere “qualcosa che sia solo suo”, esperienze e relazioni che non gravitino nell’orbita di Maya ma appartengano solo a lei.
Interessante anche il tema del recupero di elementi delle tradizioni abbandonate nella migrazione e della mescolanza tra tradizioni di origini diverse.

Con Mary Shelley e la morte del mostro – illustrazioni di Raquel Lagartos, testi di Julio César Iglesias – ci spostiamo in un territorio più macabro e oscuro.
La graphic novel, edita da Piemme nella collana Il Battello a vapore, traccia, in una narrazione onirica dai contorni temporali sfumati, una traiettoria della vita di Mary Shelley e della sua relazione con il “mostro”. Un’entità che coincide, sì, con la creatura al centro del suo celeberrimo Frankenstein, ma che racchiude in sè molto altro, un Altro che può essere interpretato soggettivamente dai lettori. Il mostro è l’oscurità dentro di lei, una parte del suo vissuto o del suo subconscio – paure, angosce, affetti complessi e multisfaccettati – che la accompagna, a tratti la perseguita, cercando un dialogo con lei per tutta la sua vita. 

Al tratto morbido del disegno si accompagna una tavolozza di grigi con alcuni elementi in rosso, a ricreare atmosfere gotiche e crepuscolari e momenti di tensione drammatica.
Ad incorniciare la vicenda troviamo Mary verso la fine della sua vita, segnata da una malattia e dalla memoria altalenante, che risponde alle domande di un ospite. La narrazione oscilla tra questo presente e varie epoche della sua vita, a partire dall’infanzia nella casa paterna (il padre è il filosofo William Godwin), all’ombra (grande ombra) della madre morta di parto, la filosofa e scrittrice Mary Wollstonecraft, pietra miliare del primo femminismo liberale. Vediamo la giovane Mary  fuggire con il poeta Percy Bysshe Shelley, al quale la legherà per anni un sentimento molto resistente, nonostante tanti alti e bassi. La vediamo partecipare, a pieno titolo, ad una cerchia di poeti ed intellettuali tra i più noti del suo tempo, Lord Byron in testa. La vediamo consumarsi nell’angoscia inestinguibile per la perdita di tre dei suoi quattro bambini, che continuano a popolare i suoi incubi, in un incessante dialogo con il Mostro.

La seguiamo mentre attraversa e riattraversa i confini di ciò che era concesso alle donne della sua epoca – nella sua vita personale e con la forza dirompente e pionieristica della sua scrittura – e mentre attraversa e riattraversa baratri esistenziali: la morte, la perdita, l’abbandono, la solitudine si legano in modo inestricabile nel tessuto della sua vita.
Fino alla riconciliazione, all’abbandono nelle braccia del Mostro che non è tale – a quell’oscurità che, alla fine, abbraccerà come una parte dolorosamente inscindibile di sè e della vita stessa, fatta di abissi e di ombre, oltre che di luci e di voli ad alta quota del cuore e della mente.
Ci vuole fegato per raccontare un mostro sacro come Mary Shelley e il suo rapporto con un’opera complessa e rivoluzionaria verso canoni e generi come Frankenstein. Lagartos e Iglesias colgono la sfida con coraggio e grazia, in un’opera cupa e lirica che vorrete leggere e rileggere per assaporarne gli angoli più nascosti.
Per la durezza di alcuni temi e scene, credo che il libro sia adatto a lettori giovani, ma non giovanissimi. O comunque con uno stomaco già un po’ allenato.

Ciliegina sulla torta delle mie letture pre-Halloween è stato Dr. Edith Vane and the Hares of Crawley Hall di Suzette Mayr, autrice canadese nota al pubblico anglofono e che vorrei, ora, conoscere meglio (questa vibrazione che sentite è la mia lista TBR- to be read – che si espande oltre i confini della Via Lattea).
Inizia un nuovo anno accademico e per Edith, ‘giovane’ (ultra 40enne) ricercatrice precaria di colore e lesbica in una fittizia università dell’Alberta, questo deve diventare l’anno della svolta. Quello in cui pubblicherà il suo primo saggio, dopo anni e anni di incubazione, e in cui prenderà saldamente in mano le redini della sua vita, guidata dai generici ma benintenzionati consigli della sua terapeuta on line, servizio gentilmente offerto dall’università stessa.
Peccato che tutto, ovviamente, inizi a scricchiolare sotto i suoi piedi e a sfuggire sempre più al suo controllo, gettandola in pasto ad insicurezze e nevrosi sempre meno sotterranee. La sua vita sentimentale è più precaria del suo posto di lavoro, già molto vacillante a causa della politica di tagli intrapresa dal nuovo rettore-manager. La sua ex collega e amica Coral ritorna in università dopo una pausa forzata, ma non è più la stessa: è come se avesse subito un lavaggio del cervello che la spinge verso una spirale di produttività forzata sempre più assurda, e ripete a pappagallo le frasi motivazionali della sua terapeuta on line fornita dall’università. Lesley, perfida e potente docente senior che qualche anno prima aveva fatto di Edith la sua pupilla, per poi rinnegarla con ferocia una volta trovato il pupillo successivo, è ritornata a ricoprire una cattedra, e allunga gli artigli verso il libro di Edith. I suoi genitori sono deprimenti e, in generale, Edith non sembra avere una vita sociale molto appagante: punta tutto sulla sua rivincita accademica, ma il contesto nel quale si muove è decisamente ostile e desolante.

Mentre il campus di Scienze umanistiche sprofonda in un abisso sempre più buio di cieca burocrazia e spietato produttivismo,  anche l’edificio stesso, Crawley Hall, inizia a cedere fisicamente. O meglio, ad implodere, come se fosse guidato da un’entità maligna che vuole ingoiare tutti coloro che la popolano. O forse sono le lepri che zompettano nei prati intorno a Crawley Hall che vogliono scacciare tutti gli esseri umani, fino a diventarne padroni? In un’escalation di eventi surreali, vediamo Edith – ormai sempre più isolata, ad un passo dal licenziamento – perdere il controllo. Il finale è aperto, e l’intera narrazione si presta a letture diverse: Edith sta lentamente impazzendo, o davvero forze soprannaturali sono in agguato? Cosa incute più paura, tra la realtà quotidiana dell’istituzione che sta divorando Edith per poi sputarne le ossa, e i fatti inquietanti che scuotono il campus e lo distruggono materialmente?
Una satira senza pietà di un certo settore del mondo accademico, una scrittura brillante, sarcastica e al contempo ricca di uno humour sofisticato.

Lagartos, R., Iglesias, J. C. (2018). Mary Shelley e la morte del mostro. Il Battello a vapore. Vortici. Piemme
Età consigliata: dai 15 anni.

Mayr, S. (2017). Dr. Edith Vane and the Hares of Crawley Hall. Coach House Books.

Telgemeier, R. (2017). Fantasmi. Il Castoro
Età consigliata: dai 10 anni.

 

 

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