Post-chiacchiera. Vi racconto di 3 libri che ho letto in queste settimane, anzi. Dopo lo sdegno per l’indegno finale di Chilling adventures of Sabrina (sì, sapete che è un mio neanche – troppo – guilty pleasure) mi sono trovata a cercare libri di pura evasione streghesca. Così mi sono imbattuta in “Practical magic” di Alice Hoffman e “The Witch’s kind” di Louisa Morgan.
Il primo è il libro (parte di una trilogia che comprende due romanzi prequel) a cui è ispirato il film “Amori e incantesimi” (che non ho mai visto, e devo rimediare) e ha per protagoniste due sorelle, Sally e Gillian, ma anche le figlie di una di loro e le loro zie/prozie. Sally e Gillian hanno trascorso gli ultimi 20 anni a fuggire, in modi radicalmente diversi, da una parte importante della loro identità. Adesso, con un cadavere da occultare in giardino, devono fare i conti con questa parte di sé e abbracciarla, facendo i conti con aspetti anche dolorosi del loro passato. Acuto e a tratti esilarante.
Un cadavere in giardino lo troviamo anche in “The Witch’s kind”, e anche qui i legami familiari (non convenzionali) al femminile sono protagonisti. Siamo negli anni Cinquanta e seguiamo, tra presente e passato, le vicende della giovane Barrie Anne, di sua zia Charlotte e di una neonata misteriosa che sembra condividere con loro dei poteri segreti. Sono tentata di ordinare un altro dei 3 romanzi stregheschi di Morgan, ma so già che non ci ritroverei le stesse protagoniste ed è un po’un peccato, perché vorrei proprio averle come vicine di casa.
“Sortilegi”, il più recente romanzo per adulti di Bianca Pitzorno, è arrivato il primo giorno di zona rossa, e l’ho finito al volo. Qui troviamo come fil rouge il motivo dei sortilegi, intesi come prodigi, grandi nel bene e nel male, operati dalla mente umana. Il volume racchiude tre racconti, due dei quali ambientati in un’Italia di secoli lontani, ed ispirato da vicende ed oggetti reali. Una bambina che sopravvive alla Peste e cresce, sola, nei boschi, e che proprio in quanto donna isolata è destinata a diventare vittima di una feroce superstizione popolare. Una maledizione che viene ribaltata, inconsciamente, grazie alle manine e alla fantasia di un’orfanella dai poteri di guaritrice, presa a servizio da un’anziana sarta.
Una ricetta di biscotti quasi magica, tramandata e contesa da generazioni di donne (e un uomo). Biscotti dal profumo ammaliatore e potente, un profumo che attraversa l’oceano, dalla Sardegna all’Argentina, trasportando con sé l’aria di casa. Tra i protagonisti, tanti personaggi subalterni per la loro epoca, in particolare bambini e ragazzini orfani o abbandonati che oggi definiremmo, con un termine forse inflazionato, resilienti. Alcuni di loro incontrano qualcuno pronto ad aiutarli e a cambiare in meglio la loro vita, altri no. Ma tutti questi personaggi, e tutti i racconti hanno qualche elemento che ci porta a pensare anche al nostro presente, perché l’infanzia abusata e le cacce ‘alle streghe’ esistono ancora, eccome. Per fortuna, anche le zie (acquisite o di sangue), gli eremiti saggi e i biscotti.