La vita è fatta di continuo cambiamento, sempre. Quando però sei un’adolescente in una città che sta per essere rasa al suolo e spostata, beh, probabilmente lo percepisci in modo più acuto.
La mia città trasloca di Ann-Helen Laestadius, edito da Giralangolo, ha un’ambientazione contemporanea e realistica, quella della città mineraria di Kiruna, nel profondo nord della Svezia, che in questi anni è protagonista di una insolita e drastica rivoluzione urbanistica. Per ragioni di sicurezza, la città è oggetto di un progressivo piano di demolizione, che avrà come risultato finale la ricostruzione del centro e di interi quartieri a qualche chilometro di distanza.
Qui incontriamo Maja, che frequenta le superiori e sta attraversando un periodo di forte malessere, condito da rabbia verso la classe dirigente della sua città e, in generale, verso gli adulti che sembrano accettare passivamente, a differenza di alcuni giovani, l’enorme processo di distruzione/trasformazione in corso. E che non sembrano nemmeno in grado di vederla e prendere atto di come si sente. Maja sta attraversando una selva oscura. Non solo la sua casa, il suo quartiere, tutti i luoghi che conosce e ama stanno per essere rasi al suolo, ma la sua migliore amica Julia, che è tutto il suo mondo, sta per trasferirsi a 300 km di distanza, costretta dalla madre. A questo si aggiunge l’ansia, che non la abbandona mai, per la sicurezza del padre, che in quella miniera – una delle più avanzate tecnologicamente al mondo – trascorre la sua vita, come gran parte dei cittadini di Kiruna. La paura quotidiana che la porta a svegliarsi tutte le notti in attesa dell’esplosione in programma all’1.30, la tristezza struggente per il mondo conosciuto che sta per scomparire, l’angoscia per Julia diventano un mix esplosivo nella mente di Maja, che inizia a soffrire di attacchi di panico: un campanello d’allarme per gli adulti un po’ distratti e distanti che la circondano. E un punto di partenza, per la nostra giovane protagonista, per scendere letteralmente nelle viscere della terra e guardare negli occhi ciò che la terrorizza,venendo a patti con la consapevolezza che con alcune paure occorre convivere e che i cambiamenti anche profondi, sono inevitabili, in una comunità che già in passato era stata segnata da forti e non indolori trasformazioni, in un rapporto di simbiosi con la miniera.
Un romanzo che offre un punto di osservazione interessante su una comunità per certi versi spaccata, fotografata in un momento cruciale della sua evoluzione. Addentrarsi nel vissuto di Maja è affascinante, l’autrice riesce ad accompagnarci nella sua mente, tra il malessere, il risentimento generazionale per la mancanza di potere sulle decisioni più importanti che riguardano la sua vita, e la ricerca di una sua voce. Un filino instalove, ma è una mia sensazione, la storia d’amore che sboccia con un compagno di scuola. Che però si trasforma in un ulteriore elemento di resilienza per Maja in questo tempo scosso dal vento dei cambiamenti; un nuovo affetto che la affianca nel suo guardare in avanti, oltre che dentro di sè.
Laestadius, AA. (2020).La mia città trasloca. Giralangolo EDT.