In versione originale si intitola Sweet Sixteen il romanzo di Annelise Heurtier edito in Italia da Gallucci con il titolo L’età dei sogni, attualmente tra i finalisti del Premio Strega Ragazze e Ragazzi 2020. Lo “sweet sixteen”, per i giovani e particolarmente per le ragazze statunitensi, è il sedicesimo compleanno, considerato una tappa particolarmente significativa e di solito festeggiato in modo speciale. Al centro di questo libro troviamo una particolare storia di ‘coming of age’, che si snoda lungo i mesi di un anno scolastico nel corso del quale la protagonista compirà 16 anni. Una storia asciutta e cruda ispirata a fatti realmente accaduti in Arkansas alla fine degli anni Cinquanta, che ha ancora molto da dire, e da dire con forza, ai lettori di oggi. Una storia rispetto alla quale la scelta del titolo si carica di amara ironia: per la protagonista, questi mesi duri rappresenteranno sì un periodo cruciale di crescita e presa di consapevolezza, ma di dolce questo passaggio avrà davvero poco. Il titolo italiano probabilmente rende un po’ meno, ma richiama allo stesso modo una spensieratezza ben lontana dall’esperienza reale dei protagonisti.
Heurtier ha voluto calarsi nei panni e nella voce di Molly Costello, pseudonimo ispirato al nome di Melba Pattillo, una dei nove studenti afroamericani che, nel 1957, furono i primi a varcare la soglia del principale liceo frequentato da bianchi di Little Rock, in Arkansas, nell’ambito di un progetto di integrazione che suscitò tantissimo clamore e reazioni violente in questa cittadina del profondo Sud ancora profondamente segnato dalla segregazione razziale.
Un mondo crudele e smaccatamente razzista che, da una parte, sembra lontano anni luce nel suo codificare dettagliatamente e rigidamente la separazione dei gruppi sociali; dall’altra, neanche tanto, se pensiamo ai discorsi e pratiche d’odio, anche a sfondo razziale, che contaminano come un cancro mai sconfitto nel tutto il nostro presente, anche nel nostro paese.
Non è solo il punto di vista di Molly a narrarci cosa accadde in quello spaventoso anno scolastico; leggiamo la vicenda anche attraverso lo sguardo di Grace, una classica ragazza di una famiglia perbene. Tranquilla, graziosa e popolare, Grace è cresciuta immersa nelle dinamiche della segregazione; non la scompone più di tanto, all’inizio, ascoltare tra i coetanei e i loro genitori discorsi di odio e di rifiuto verso i ragazzi neri che dovranno inserirsi nella sua scuola. La urta vedere maltrattare e disprezzare le persone di colore ed è affezionata alla domestica nera che l’ha cresciuta, ma ci vorrà qualcosa in più per farle vedere con altri occhi quello che sta succedendo intorno a lei.
Da una parte ascoltiamo la voce di Molly, brillante quindicenne selezionata per essere parte di questo progetto statale volto all’integrazione degli studenti, fortemente osteggiato dall’opinione pubblica. Nelle settimane che precedono l’inizio della scuola, respiriamo con lei l’ansia, la paura, l’isolamento vissuto da Molly e dalla sua famiglia in questo momento di forte tensione. Viviamo con lei l’anticipazione di quello che accadrà, i piani concordati con un gruppo di attivisti per raggiungere la scuola, gli scontri, il pericolo concreto di essere colpiti, attaccati da normali cittadini, per il solo fatto di varcare la soglia di un liceo. Dopo il burrascoso inizio delle lezioni, seguiamo Molly nella scoperta raggelante del mondo che si cela dietro quella soglia: il razzismo, sia esplicito sia strisciante, dei suoi coetanei, la freddezza degli insegnanti. Un muro di ostilità e di vero e proprio bullismo si erige intorno ai nove studenti, separati tra loro ed inseriti ognuno in una classe diversa. Ogni giornata è costellata da una miriade di microaggressioni ed aggressioni vere e proprie, dispetti, insulti pesanti. Diventa chiaro che gli studenti – o perlomeno una parte di loro, quelli più popolari ed esposti – stanno cercando in tutti i modi di provocare una reazione nei compagni neri, una qualsiasi reazione di rabbia che diventi motivo di espulsione. Molly è sempre più incredula, arrabbiata e sola, isolata a scuola e anche nel suo quartiere, dagli amici di sempre: di fatto è un bersaglio mobile, così come gli altri otto studenti. Sa di poter essere vittima di un’aggressione in ogni momento, sa di dover procedere a testa bassa nel campo minato che è la sua vita di tutti i giorni, ma non vuole tirarsi indietro, non vuole arrendersi.
La scuola non dovrebbe essere un posto dove si entra scortati dall’esercito. Non dovrebbe essere un posto dove si rischia, letteralmente, la vita. Basta un momento in cui la scorta è girata dall’altra parte, basta uno spintone giù dalle scale.
Dall’altra parte, seguiamo Grace nella sua quotidianità e vediamo lo svolgersi della vicenda dal suo punto di vista. Grace è abituata al clima di razzismo di fondo di Little Rock, ma non aveva ancora assistito alla violenza, respirato la violenza in un contesto a lei vicino, come quello scolastico. Gradualmente inizia a vedere i coetanei, i concittadini, le persone rispettabili della sua rispettabilissima cittadina con occhi diversi; cresce in lei un senso di inquietudine per la palese iniquità della situazione a scuola e di disgusto per i gruppi che si stanno mobilitando contro gli studenti, contro l’integrazione. Per il fatto che quei ragazzi vengano sistematicamente disumanizzati, attaccati senza che nessuno si sia sforzato nemmeno minimamente di conoscerli come individui. Quando ha il sospetto che il suo nuovo fidanzato sia coinvolto nel Ku Klux Klan, per un po’ cerca di scacciare via questo pensiero, ma non ci riuscirà a lungo.
Quelli di Molly e Grace sono mondi confinanti che arrivano a sfiorarsi, ma tra loro c’è un divario sociale tangibile. Molly lo sa, fin da piccola ha imparato a schivare i rischi dell’interazione con i bianchi; Grace sta avendo scorci di consapevolezza della sua posizione privilegiata e vorrebbe usarla per migliorare le cose. Ma nemmeno lei è libera, nemmeno lei è al sicuro, in una società nella quale ogni interazione tra bianchi e neri viene rigidamente controllata e anche un solo gesto non di amicizia, ma di gentilezza, di vicinanza solidale, può diventare e diventa concretamente pericoloso. Grace ne pagherà drammaticamente le conseguenze, e farà di tutto perchè i colpevoli non rimangano impuniti. Molly arriverà alla fine dell’anno scolastico con molte cicatrici invisibili, il dolore per le ingiustizie subite da lei e dai suoi compagni lenito solo da quel gesto di gentilezza; dalla consapevolezza che, tra tante persone, qualcuno ha cercato di tenderle una mano, per quanto il contesto sociale sia ancora feroce e ostile. E dalla speranza che le istituzioni si stiano lentamente muovendo i primi passi verso uno smantellamento della se
Una lettura coinvolgente e tosta, ricca di informazioni storiche ma al contempo solida a livello narrativo, capace di indignare e scuotere, e un messaggio assolutamente attuale, un grido contro l’assurdità di ogni forma di discriminazione e divisione razziale. Unico tratto di debolezza del testo è forse, a mio vedere, la caratterizzazione dei personaggi principali. Probabilmente per scelta dell’autrice, ci concentriamo sul loro sguardo rispetto alla vicenda – che suona vivo ed autentico – e sulle loro reazioni in questo specifico lasso di tempo, ma non scopriamo moltissimo sul loro background e la loro personalità, al di là del ruolo – stereotipo che incarnano. Molly, la ragazza intelligente e già saggia per la sua età, sempre più consapevole delle discriminazioni e della complessità della sua identità in una società razzista e classista, determinata a non mollare e a costruirsi un futuro. Grace, frivola aspirante reginetta, poco interessata a qualcosa che non siano vestiti o ragazzi. I giovani bianchi – almeno, quelli che emergono individualmente dalla narrazione – sembrano comportarsi come un blocco piuttosto omogeneo, che tende ad assorbire e replicare in modo acritico l’ottusità dei genitori.
Forse Heurtier vuole suggerire proprio che, anche nel contesto più tossico e quando sembra impossibile un cambiamento, ci sono delle Molly che resistono fino a mettere in gioco la propria sicurezza e delle persone come Grace – osservatrici ed osservatori silenziosi, ma non in eterno – pronte a risvegliarsi, a mutare il proprio sguardo. Da questo punto di vista, è interessante la scelta di tratteggiare il personaggio di Grace non come la classica adolescente stereotipicamente “ribelle” e critica, ma come una giovane tranquilla, affezionata al tran tran ordinato della sua vita, non particolarmente predisposta a mettere in discussione lo status quo, che però percepisce l’ingiustizia, ha in sè la capacità di arrabbiarsi e un qualcosa che potremmo definire senso civico o di umanità. Qualcosa che non possiamo mai dare per scontato.
Heurtier, A. (2018). L’età dei sogni. Gallucci
Età consigliata: dai 13 anni
Nella foto, la copertina del libro e alcune foto dei “Little Rock Nine”.