Chi ama la letteratura per bambini e ragazzi lo sa: i libri a figure non sono yogurt, non hanno una data di scadenza, e non sono necessariamente dedicati a lettrici e lettori piccoli, o soltanto a loro.
Il linguaggio delle immagini non è né dev’essere patrimonio esclusivo di chi non sa ancora leggere i testi, o li legge da poco. Ne vediamo conferme nel grande successo delle graphic novel per tutte le età, nella diffusione di albi rivolti a target estesi. E poi ci sono delle forme ibride: non sono romanzi a fumetti ma nemmeno albi nel senso più classico, eppure al loro interno la componente figurativa è fondamentale. Ve ne racconto due, che trovate affiancati anche in foto, che mi hanno incuriosito in questo periodo e che hanno dei punti di contatto quanto a tematiche.
Brian Selznick sceglie deliberatamente una narrazione per parole e immagini nella quale le une non possono prescindere dalle altre. Non romanzi illustrati, ma romanzi nei quali i testi non possono esistere senza l’apparato figurativo, e viceversa.
Ne La stanza delle meraviglie l’autore affida rispettivamente a parole e figure due linee di narrazione parallele, due storie che si svolgono a 50 anni di distanza, e che solo verso la fine si intrecciano. Le illustrazioni a matita in bianco e nero ci portano tra Hoboken e New York nel 1927. Rose è una ragazzina che abita un silenzio inquieto. Sorda dalla nascita, vive con il padre, colleziona ritagli di giornale su un’attrice famosa, nella sua stanza sta costruendo una New York fatta di modellini di cartoncino e adora andare al cinema. Il cinema che, però, sta per trasformarsi, con l’introduzione del sonoro: un grosso colpo per le persone sorde dell’epoca, che non avrebbero più potuto accedere a tutto un mondo di narrazioni.

Per una ragazza che vive isolata, come Rose, con un tutore che le dà lezioni a casa, il cinema non è solo uno svago, ma una porta di accesso al mondo esterno, oltre che un luogo dove cercare una connessione con sua madre. Un giorno, Rose parte per la vicina New York, proprio per andare da sua madre.
Nel Minnesota del 1977, intanto, conosciamo Ben, un ragazzino alle prese con vari traumi e cambiamenti da digerire. La sua brillante e adorata mamma single è morta in un incidente stradale, lui si è trasferito dagli zii e, a distanza di pochissimo, un incidente domestico lo ha reso totalmente sordo. In questo momento di forte shock, nel quale deve ancora imparare nuovi modi di comunicare, decide anche lui di scappare verso la Grande mela, alla ricerca del padre che non ha mai conosciuto, con in mano pochissimi indizi.
Le strade di Rose, nel 1927, e di Ben, nel 1977, li portano al Museo di Storia naturale. Un luogo affascinante che sarà un crocevia dei loro destini a più livelli. In epoche diverse, i due ragazzini hanno alcuni elementi comuni nel loro vissuto. La necessità di confrontarsi con un mondo esterno che devono attivamente sforzarsi di decifrare. La relazione complicata, soprattutto nel caso di Rose, con gli adulti che dovrebbero essere attenti ai loro bisogni più importanti. La ricerca, frustrata, di una figura genitoriale assente.

Al convergere delle due storyline altri temi cruciali verranno, implicitamente, messi a fuoco: l’importanza della memoria, del conoscere la propria storia, e la necessità della comunicazione, dell’interconnessione tra esseri umani, al di là di ogni barriera.
Rispetto ai romanzi di Selznick, le opere di Jimmy Liao, ormai meritatamente celebri anche in Italia nelle traduzioni di Silvia Torchio, sono di più difficile definizione. Albi illustrati, sì, nei quali la componente figurativa è di importanza primaria e offre un’esperienza, direi, immersiva. Ma in alcuni casi l’estensione e complessità dell’intreccio mi sembra avvicinarsi più a quella di un romanzo grafico, senza l’elemento del fumetto.

Ne L’arcobaleno del tempo troviamo alcuni luoghi e temi (curiosamente, per me che per caso li ho letti a distanza di poco) vicini a quelli de La stanza delle meraviglie. Anche qui la ricerca/attesa di un genitore la cui mancanza è assordante è un elemento fondamentale dell’intreccio. E il cinema è un luogo – fisico e dell’anima – chiave, praticamente un coprotagonista.
Questo albo (o romanzo) traccia un arco temporale ampio, quello della vita della protagonista, dall’infanzia all’età matura. Un’autobiografia dolce e struggente per immagini e parole, che è anche una dichiarazione d’amore per il cinema trasversale al tempo e allo spazio.
Anche questa bambina va al cinema per trovare sua madre, che ha lasciato lei e il padre quando lei era molto piccola. E poi continua ad andarci perché il cinema diventa un guscio di chiocciola grande come il mondo, un rifugio e allo stesso tempo il luogo nel quale conoscere la realtà attraverso le storie, vivere altre vite e venire a patti con la propria.
Uscendo dalla sala la tristezza e i problemi non spariscono, la vita reale la deve sempre affrontare, un passo alla volta. Ma il cinema accompagna la bimba, e la ragazza poi, in tutte le tappe, dalle uscite con le amicizie di scuola al primo innamoramento. E poi ancora, mentre muove i primi passi nella vita adulta – non sappiamo quale strada abbia intrapreso, ma la passione per il cinema rimane una costante. Arriva una grande storia d’amore, arriva una grande delusione, arriva – inaspettata – una nuova, intensa fase della vita. E per fortuna le sorprese non sono finite.
La nostra protagonista sembra vivere con un piede nel mondo della finzione e uno in quello reale. Ma forse, semplicemente, quel mondo è parte integrante, inestricabile di lei e del suo percorso. Le storie e i personaggi si intrecciano nel tessuto della sua vita. Del resto, se diamo retta a Jonathan Gottschall ne L’istinto di narrare, noi umani siamo fatti per essere, in una certa misura, posseduti dall’immaginario.
Se omaggi e riferimenti filmici sono sparsi ovunque tra le pagine, non è necessario essere esperti in materia per lasciarsi avvolgere e travolgere dalle tavole di Jimmy Liao, che intrattengono con la componente testuale una relazione stretta e allo stesso tempo dinamica, come in una danza lunghissima e avvincente.
Liao, J. (2016). L’arcobaleno del tempo. Terre di Mezzo editore.
Selznick, B.(2012). La stanza delle meraviglie. Mondadori