Sono le storie a renderci umani

Sono tempi in cui di storytelling si parla in continuazione, tanto che la stessa sostanza del termine sembra risultarne un po’ annacquata. L’istinto di narrare. Come le storie ci hanno reso umani di Jonathan Gottschall, saggio divulgativo del 2012 edito da Bollati Boringhieri due anni dopo, va oltre i trend del momento e delinea una visione suggestiva e multidisciplinare delle storie, dell’atto dell’immaginare e del narrare come essenza stessa di ciò che ci definisce come specie.
Una visione, letteralmente. L’autore, che insegna inglese in un’università statunitense, si muove tra i piani della biologia, della psicologia, delle neuroscienze e della letteratura mettendo al centro del suo discorso l’innata, antichissima tendenza dei sapiens sapiens a creare e condividere universi di finzione: una tendenza che ha mutato forme e veicoli ma che pervade, anche se non ce ne rendiamo conto, pressochè tutti gli ambiti della nostra vita.

Non scenderò nei dettagli e nel merito di tutte le articolate argomentazioni che questo volume contiene, anche perchè non sono competente in tutti i diversi campi che Gottschall va a toccare. Volevo, però, lasciarvi traccia di questa lettura, che credo potrebbe – nel quadro d’insieme che traccia – risultare curiosa e a tratti illuminante per molte persone che di storie e narrazioni sono appassionati ed affamati. O anche consolante per chi tende ad immergersi nella finzione: per quanto il potere magnetico delle storie sulle nostre menti possa intimorirci o persino imbarazzarci, non è un nostro difetto di fabbrica. Siamo proprio fatti per essere posseduti in una certa misura dall’immaginario. Certo, qualcuno magari più degli altri 😉

La prefazione ci introduce al cuore della faccenda: siamo creature che vivono immerse nelle narrazioni. Di ogni genere.

Decine di migliaia di anni fa, quando la mente umana era giovane e i nostri progenitori ancora poco numerosi, ci raccontavamo storie. E ora, decine di migliaia di anni dopo, ora che la nostra specie domina in tutto il pianeta, la maggior parte di noi ancora discute energicamente intorno ai miti sull’origine delle cose e ancora ci emozioniamo per una sbalorditiva quantità di racconti di finzione che leggiamo sui libri, vediamo a teatro o sugli schermi […] Abbiamo, come specie, una vera dipendenza dalle storie. Anche quando il nostro corpo dorme, la mente sta sveglia tutta la notte, narrando storie a se stessa. […] Mentre il nostro corpo rimane costantemente ancorato a un punto specifico dello spazio-tempo, la nostra mente è sempre libera di vagare in mondi immaginari. E lo fa in continuazione.

La finzione – quella che inventiamo per noi stessi e quella che assorbiamo da altri – imbeve completamente la nostra esistenza, teorizza l’autore. Dal fondamentale gioco di immaginazione che pervade gli anni dell’infanzia, alle storie veicolate attraverso i codici della letteratura, della musica, del cinema, delle serie tv. Dai miti delle origini e dalle grandi narrazioni che danno corpo alle religioni e costruiscono le identità nazionali e i credo politici, alla struttura narrativa che sottosta agli incontri sportivi. Dalle fiabe e le antiche ninne nanne, con i loro aspetti perturbanti, alle teorie cospiratorie che oggi dilagano sui social media e alle narrazioni dei videogiochi. Le storie fanno parte di ogni aspetto della nostra vita, ne costituiscono il tessuto invisibile e noi ne siamo irresistibilmente attratti. Nei millenni hanno accompagnato e probabilmente favorito la nostra evoluzione come specie e sono servite, nei contesti e nelle epoche più disparati, a creare legame sociale, a trasmettere norme e valori unformi in determinati gruppi umani. Le storie e i personaggi d’inchiostro – o di pixel – sono, per questi stessi motivi, anche pericolosi, perchè possono essere utilizzati e manipolati per costruire specifiche narrazioni – pensiamo ai miti della razza e alle pagine più oscure della nostra storia occidentale.

Gottschall si immerge e ci immerge nell’analisi, condotta con un linguaggio accessibile (forse leggermente ripetitivo nel ribadire i concetti chiave) ma accattivante, delle molte differenti sfere nelle quali si possono osservare dinamiche legate alla narrazione. La sua conclusione? Nonostante la nostra tecnologia porti a cambiare costantemente i modi in cui ci avviciniamo alle storie, queste continuano ad essere un elemento portante della nostra esperienza. Addirittura stiamo vivendo una fase nella quale siamo bombardati di storie attraverso i media più disparati e rischiamo persino di esserne inghiottiti – occorre saper selezionare le narrazioni da cui ci lasciamo assorbire ed essere consapevoli dei loro rischi.
Il libro si conclude con una lista di consigli che è anche una sorta di manifesto sul potere delle narrazioni e sulla necessità di essere consapevoli di quanto siano fondanti, pervasive e necessarie nelle nostre vite.

Gottschall, J. (2014). L’istinto di narrare. Come le storie ci hanno reso umani. Bollati Boringhieri

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