In queste ultime settimane ho avuto l’opportunità di sfogliare un nuovo, emozionante albo edito da Orecchio acerbo: si tratta de La casa sul lago, scritto da Thomas Harding, illustrato da Britta Teckentrup e tradotto in italiano da Carla Ghisalberti.
Questo albo affabula, trasforma in una narrazione per parole e immagini una storia vera. Quella di una casa che oggi si chiama Alexander Haus e che si trova a Potsdam, non lontano da Berlino, accanto alle rive di un lago. A raccontare è l’autore stesso, che alcuni anni fa ha deciso di recuperare e salvare dall’oblio questa casa, costruita dai suoi bisnonni negli anni Venti. Le delicate, vibranti illustrazioni di Britta Teckentrup ci prendono per mano e ci accompagnano a scoprire i diversi abitanti che nella casa si sono avvicendati e le loro alterne fortune, attraverso un secolo di storia e innumerevoli stagioni. E non solo: ci fanno sentire il fruscio del vento nell’erba, la brezza che arriva dal lago, i rumori gentili della vegetazione, i passi delle persone sul sentiero.
Alexander Haus nasce come una casa felice, nata per accogliere la famiglia numerosa di un medico gentile, il dottor Alexander. I suoi bambini in estate giocano all’aperto, nuotano nel lago, allevano le galline e ascoltano storie alla sera. La casa, come una sorta di essere vivente, accoglie i loro giorni e trattiene tra le sue pareti i sogni notturni degli abitanti. Il paesaggio naturale circostante, quasi un coprotagonista, sembra avvolgere bambini e adulti in un grande abbraccio. Ma gli Alexander sono ebrei, e nel 1936, pochi anni dopo l’avvento di Hitler, devono fuggire in Inghilterra, costretti da uomini rabbiosi ad abbandonare la casa sul lago. Dopo un anno, quest’ultima viene data in affitto a una famiglia che ama la musica, e nuovi piedini percorrono il sentiero di sabbia fino al lago. Soffia un vento di guerra, però, e dopo pochi anni anche la nuova famiglia decide di abbandonare la Germania.
La casa rimane, di nuovo, sola e fredda, mentre l’ombra degli aerei da guerra sfiora il tetto e il cielo sulla vicina Berlino si tinge di colori innaturali per le bombe e le fiamme. Dalla città si rifugiano, in segreto, nella casa sul lago un uomo e una donna, e le mura li tengono al sicuro, anche se per un breve periodo, prima di scappare altrove all’arrivo dei carri armati sovietici, con il loro rombo che fa tremare le finestre. La casa rimane vuota, senza cure, per diversi anni, fino all’arrivo di un’altra famiglia che torna a farla vivere. Ma un giorno arrivano altri soldati, per costruire un enorme muro, con alte torrette e grossi fari, che attraversa il giardino, separando la casa dal lago. Inizia una serie di anni grigi. I bambini non possono più giocare sul lago, ma dopo la scuola devono lavorare nei campi, e il loro papà – l’uomo dal cappello di pelliccia – inizia a spiare i vicini. Moltissimo tempo dopo, un giorno, senza preavviso, i soldati e i latrati dei loro cani svaniscono nel nulla. L’uomo dal cappello di pelliccia, ormai vecchio, apre una breccia nel muro con un martello. All’improvviso la brezza del lago ritorna a soffiare e i nipoti dell’uomo, pazzi di gioia, corrono a tuffarsi nell’acqua.
L’uomo dal cappello di pelliccia continua ad invecchiare, e dopo la sua morte la casa rimane, ancora una volta, abbandonata a se stessa, silenziosa, circondata solo dai suoni della natura. Dovranno passare altri quindici inverni prima che un giovane arrivi con una chiave sul sentiero sabbioso, scoprendo che la casa è ancora in piedi, nonostante necessiti di molto aiuto. Ed ecco che gli abitanti del villaggio danno una mano al giovane a rimettere in sesto l’edificio, e infine a ridipingerlo di colori luminosi. Sopra il camino, il giovane appende una foto del medico gentile e della sua sposa sorridente: i suoi bisnonni. La casa, curata e amata, si prepara ad accogliere nuovamente la vita.
Tutte le vite di coloro che nella casa abitano o transitano sono state toccate e scosse dai grandi sconvolgimenti e cambiamenti del Novecento tedesco. La Storia viene raccontata senza esser edulcorata. Nella narrazione nazismo, Gestapo, Stasi, Muro di Berlino non vengono nominati ma il peso degli avvenimenti storici viene restituito con intensità, sia pure narrato da un punto di osservazione periferico. Non sfioriamo i grandi orrori della storia europea del secolo breve, ma quanto viene raccontato basta a trasmettere il senso della durezza, dell’angoscia di alcuni passaggi storici, di epoche che fanno parte del nostro passato recente. La casa, luogo degli affetti e dell’intimità, diventa protagonista e testimone della Storia e di tante storie personali, un essere vivente che necessita di cure e anche di amore per continuare a respirare, ad accogliere.
Nell’appendice troviamo brevi note biografiche sulle diverse famiglie e persone che hanno abitato nella casa. Oggi Alexander Haus è diventata un centro per l’educazione e la riconciliazione che ospita seminari, laboratori e molte iniziative che hanno come fili conduttori la storia, la memoria, il dialogo interreligioso e l’arte.
Se La casa sul lago vi ha affascinato, non potete perdervi un altro libro illustrato che è un capolavoro assoluto: Casa del tempo di Roberto Innocenti e Roberto Piumini, edito da La Margherita. In questo caso siamo in Italia, da qualche parte sull’appennino tosco-emiliano, e vediamo la lenta trasformazione di una casa contadina dall’inizio alla fine del Novecento. Un’opera di ampio respiro, potente, profondamente toccante che fotografa la storia del nostro paese nel secolo breve attraverso i fili delle vicende di una famiglia, in quella che Innocenti – illustratore celebre nel mondo – ha definito un’analisi visiva e antropologica, per ricordare e riflettere su chi siamo stati e chi siamo.
Harding, T., Teckentrup, B. (2020). La casa sul lago. Orecchio acerbo
Età consigliata: dai 6 anni