“Woke”: segnali di attivismo in un tempo incerto

E’ appena uscito, edito dalla Roaring Brook Press, Woke: A Young Poet’s Call to Justice, scritto a sei mani dalle poetesse Mahogany L. Browne, Elizabeth Acevedo e Olivia Gatwood e illustrato da Theodore Taylor III.

Lo volevo leggere perché di recente ho scoperto Elizabeth Acevedo e mi ha incuriosito quest’opera ‘di gruppo’ rivolta ad un pubblico di lettori giovanissimi.

Un libro per certi versi ibrido e, a mio vedere, un esperimento intrigante e innovativo per la scelta dei suoi linguaggi e dei suoi contenuti. Woke adotta come medium la poesia in versi liberi, sapientemente sostenuta da un potente apparato di immagini. Come una graphic novel in versi che parla a giovani lettori e aspiranti poeti sviluppando una serie ricca di temi tutti legati alla realtà contemporanea e alle tante dimensioni dell’attivismo e del vivere in modo solidale all’interno di una comunità.

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Il risultato è un libro che gli anglofoni definirebbero inspirational: per alcuni versi esplicitamente informativo, per altri visionario, senza dubbio impegnato e schierato su tutta una serie di questioni sociali e culturali.

Centrale è il filo rosso dell’attivismo, inteso in senso lato: dalle battaglie sui grandi temi, in primis le discriminazioni di stampo razziale, ad un’idea di “risveglio” inteso come attenzione civica rivolta alla comunità nella quale si vive, ai problemi che la attraversano. E come atteggiamento mentale di apertura, di curiosità e flessibilità verso fatti, idee, interpretazioni del reale.

Troviamo, così, poesie sul tema del corpo, delle diverse abilità, dell’accettazione e del rispetto di sé anche nella propria fisicità.

Altre sul razzismo spicciolo e senza nome, quello che una ragazzina di colore respira quando entra al supermercato o cammina per strada.

Altre ancora spiegano, senza diventare diudascalie, concetti non semplici o addirittura controversi, come l’intersezionalita’ e il privilegio, rappresentato in forma figurata come una cassetta degli attrezzi che ci regala qualche vantaggio e qualche strumento in più per muoverci nella vita, e che possiamo tenere per noi o utilizzare anche per migliorare le cose e condividere la nostra fortuna con gli altri.

Alcuni testi sono dedicati a ricordare specifiche figure o eventi di movimenti sociali dell’ultimo secolo. Altri ancora sono dedicati alla migrazione e al rapporto cangiante con le proprie radici. Migrare, spiega in versi Acevedo, è come ripiegare con attenzione le proprie radici dentro noi stessi e travasarci in una terra nuova. In cerca di acqua e sole, di un luogo dove poter sbocciare, dispiegare le nostre radici e le nostre foglie e sviluppare tutto il nostro potenziale.

Altri brani, infine, alludono ad elementi universali dell’esperienza di relazione umana, come l’empatia, l’ascolto, il saper chiedere scusa.

Ad unire tutto, la consapevolezza che siamo tutti collegati, che siamo tutti “parte del viaggio di qualcun altro” – è vitale che ci preoccupiamo gli uni per gli altri e che non ci lasciamo intimorire dal richiamo a lottare per la giustizia, quando occorre farlo. Un messaggio dirompente in un momento storico in cui la tendenza dall’alto sembra essere, piuttosto, quella di erigere muri, di pensare solo al proprio orticello, di dividere anzichè condividere. Un messaggio incoraggiante in un momento di incertezza come quello attuale.

Una galleria di immagini forti e brillanti si fonde con i testi, armonicamente complementare, in un’antologia lieve come una boccata di ossigeno e al contempo intensa, di ampio respiro, da scoprire e riscoprire.

Acevedo, E., Browne, Mahogany L.,Gatwood, O. Taylor, T. (2020). Woke: A Young Poet’s Call to Justice. Roaring Brook Press

Età consigliata: dai 12 anni

 

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