Coraline oltre la porta

Cosa c’è di più pauroso del vedere la propria realtà attraverso un filtro sinistro?

Non in senso metaforico – certo, anche quello può fare paura –  ma letteralmente. È quello che succede a Coraline, protagonista del celebre romanzo di Neil Gaiman, reso ancora più famoso dalla sua trasposizione cinematografica del 2009.

Nei giorni scorsi ho avuto tra le mani un’ulteriore versione di Coraline: la graphic novel nata dall’adattamento e dalle illustrazioni di P. Craig Russell, edita in italiano da NPE edizioni e uscita, nell’edizione originale, nel 2008,  poco prima del film di animazione. Le immagini di questo post sono tratte, invece, dall’edizione in inglese della Harper Collins.

Come tutte le trasposizioni in altri linguaggi, anche questo romanzo a fumetti rielabora i contenuti originali in un modo unico. Forse l’elemento che salta all’occhio per primo è l’età della protagonista: questa Coraline è una preadolescente, potrebbe avere 11 anni. Nella sua cameretta ha ancora bambole e peluche, ma si capisce che è vicina a quel confine invisibile tra l’infanzia e il dopo.

Sia per questo, sia in generale per il taglio adottato dall’autore della graphic novel, le atmosfere nelle quali ci muoviamo sono decisamente horror, non mediate dalla (solo apparente) morbidezza e dai colori che avevano caratterizzato, invece, il film.

Questa Coraline – la cui rappresentazione non mi convince al 100%, forse un po’ di maniera – non ha più molto della morbidezza dell’infanzia, ma si muove, appunto, sul confine. Un po’cerca l’attenzione dei genitori distratti e degli altri improbabili adulti che la circondano, un po’ è insofferente nei loro confronti. A tratti mostra una – normale – ingenuità, per poi applicarsi con lucidità e determinazione invidiabili a risolvere problemi apparentemente molto più grandi di lei.

Nell’intreccio il fumetto è molto fedele al romanzo originale. La giovane Coraline ha traslocato da poco in una villa gotica, in condivisione con vicini anziani e piuttosto eccentrici. È estate, la ragazzina si annoia, i genitori hanno sempre da fare e nella casa ci sono tante, forse troppe porte. Di cui una murata, che improvvisamente però si rivela il passaggio verso un mondo parallelo, una casa identica a quella di Coraline.

Ad aspettarla, come un ragno in un’elaborata ragnatela, c’è l’altra madre, che ricorda nell’aspetto la mamma di Coraline, ma con spaventosi artigli e bottoni neri al posto degli occhi. E una brutta copia anche del padre, che sembra più che altro un pupazzo comandato dalla madre stessa.

I genitori del mondo parallelo sembrano più attenti e focalizzati su Coraline rispetto a quelli reali, ma dopo poco la ragazzina comincia ad avvertire disagio e paura: c’è qualcosa che non va in questa realtà solo in apparenza perfetta, nei toni melliflui degli adulti, nel loro voler compiacere e soddisfare la bambina.

Ogni particolare di questo luogo – dai vicini di casa, ai giocattoli, al cibo – sembra una versione più divertente e interessante rispetto al suo corrispettivo nel mondo reale. Ma si tratta di una grande trappola ben congegnata, che con il tempo inizierà a disfarsi e dissolversi.

Al ritorno nella sua vera casa, la protagonista scopre che i suoi genitori sono scomparsi, intrappolati dall’altra madre. Gli adulti intorno a lei sono svagati, non colgono il suo allarme e la polizia non la prende sul serio. A Coraline non resta che tornare nella dimensione parallela e cercare di sfidare l’entità malvagia che vuole arrivare a lei.

Coraline è terrorizzata, ma sa di non avere alternative. Dalla sua parte ha solo un gatto misterioso, capace di saltare da una dimensione all’altra, una pietra bucata avuta in dono dalle anziane vicine di casa e la sua intelligenza. E allora, nonostante la paura, attraversa di nuovo quella porta.

Coraline ha un fascino che si conserva anche attraverso linguaggi diversi. Un universo parallelo, attraente e disturbante, che si rivela essere limitato ai confini di un casa e di una famiglia che di umano ha solo le sembianze. Fuori c’è solo il nulla, un nebbia che avvolge tutto, precludendo ogni possibilità di fuga. Una ragazzina sola che trova il coraggio di attraversarlo, questo universo inquietante, per ristabilire un equilibrio e liberare i genitori. Fantasmi bambini, catturati in tempi lontani da quello stesso mostro arcaico che chiamano beldam. Un ritmo che tiene incollati alle pagine.

Sullo sfondo, ma essenziali, alcuni temi e motivi. La frustrazione dell’infanzia per la mancanza del potere di autodeterminarsi. Quella verso gli adulti, a volte emotivamente distanti e distratti, poco percettivi verso i desideri e bisogni dei bambini, poco disposti ad ascoltare prima di organizzare, ordinare, decidere.

L’entità maligna che vuole catturare Coraline gioca precisamente su questo per attirare la sua preda. Ma la ragazzina mostrerà una lucidità che il mostro non si aspettava, scegliendo quasi senza indugiare un mondo imperfetto ma umano rispetto a quello luccicante ma falso della beldam.

Se nella vita reale, per crescere, dovrà inevitabilmente fare fatica e confrontarsi con gli adulti attraversando qualche fase conflittuale, gli esseri malvagi del mondo parallelo vogliono assumere un controllo totale su di lei, impossessarsi di lei per nutrirsi della sua energia. Trasfigurando così la naturale tensione per il ‘potere’ tra genitori e figli che crescono in qualcosa di mostruoso.

Gaiman, N., Craig Russell, P.(2008). Coraline. Harper Collins publishers. Ed.italiana NPE edizioni, 2014.

Età consigliata: personalmente direi dai 12 anni, ma come sempre dipende dai vostri lettori/lettrici.

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