3 motivi per scoprire Hilda di Luke Pearson

A due anni e mezzo mia figlia all’improvviso ha avuto una fase di adorazione per i troll (o meglio, i tloll). Non i leoni da tastiera, ma i più coccolosi troll nati dalla penna del britannico Luke Pearson, creatore della fortunata serie di Hilda. Essendo una madre degenere, l’inverno scorso ho letto a una Polpetta 2enne il primo volume, Hilda e il troll, che in quel momento era di passaggio a casa perché lo volevo leggere io. È finita che siamo diventate entrambe troll, che Polpetta ha invocato l’adozione di un piccolo troll casalingo e che abbiamo letto quel libro decine di volte.

Il primo volume a fumetti della serie.

L’universo di Hilda nasce con le graphic novel, sei in totale, tutte edite in italiano da Bao Publishing nella collana Babao.

Poi sono arrivate la serie e il film di animazione prodotti da Netflix, che riprendono in buona parte i contenuti dei fumetti, espandendone la trama. E a seguire sono arrivati i sei romanzi illustrati (di Stephen Davies, Seaerra Miller e Victoria Evans) ispirati alla serie; questi ultimi rientrano nella categoria dei tie-in books, cioè quei libri che nascono per i fan come collegamento tra una stagione e l’altra di una serie, o come espansione di una singola stagione attraverso la narrazione di episodi aggiuntivi. In Italia DeAgostini ha pubblicato il primo.

Ecco qualche motivo sparso per curiosare in questo universo (sulla base, principalmente, dei primi volumi della serie a fumetti)!

1) Per viaggiare in una Scandinavia meravigliosamente surreale.

Tutta la serie si svolge in luoghi immaginari riconducibili però ad un’ambientazione scandinava, solo in superficie realistica. Nei primi due volumi Hilda e sua madre vivono in una bellissima casetta in una vallata incantevole, circondata da boschi e montagne. Qui l’elemento fantastico si fonde senza bisogno di spiegazioni con il reale. Hilda è una bambina piuttosto pragmatica e determinata dalla folta capigliatura blu, abituata a convivere con naturalezza con le creature più insolite. Il suo migliore amico è un animaletto, Twig, simile a un cucciolo di volpe bianco con piccole corna da cervo. Le foreste vicine sono frequentate da giganti, troll, woff (bestioline cicciose volanti dal folto pelo) e tra i vicini c’è un misterioso, piccolo uomo di legno. L’autore ha raccontato di essersi ispirato alla cultura folk islandese e norvegese nel creare parte di questo universo.

2) Perché la relazione con la natura è al centro e non è semplice

Hilda vive immersa con nonchalance in questo ambiente sorprendente ma nel secondo volume avrà modo di stupirsi ancora. Scoprirà che la sua valle è abitata da tantissime altre creature microscopiche ed invisibili, per le quali la presenza degli umani rappresenta una minaccia.  Allo stesso tempo, entrerà in confidenza con una coppia di giganti amichevoli e gentili, che però, involontariamente, potrebbero diventare pericolosi proprio perché enormi.

Una pagina del secondo volume, nell’edizione inglese, però.

Anche quando lei e la mamma si dovranno trasferire in città, a Trolberg, elementi fantastici continueranno a mescolarsi a quelli reali.  Quella di Hilda è una natura favolosa e imprevedibile con la quale gli umani intrattengono una relazione complicata. Veniamo a sapere che per molto tempo i cittadini hanno cercato di arginarla, per esempio combattendo le creature considerate pericolose. Ma è impossibile, e forse non è neanche desiderabile, mantenere una distanza, una separazione completa dal mondo naturale.

Nei primi due volumi troviamo una protagonista che gode – anche grazie ad una madre presente e attenta ma capace di  darle spazio –  di enorme libertà di muoversi, di esplorare e rischiare un minimo durante le sue esplorazioni. È animata da uno spiccato spirito di scoperta, si tuffa con intensità nelle cose che vuole fare, si arrabbia e fa qualche errore di valutazione a cui cerca di rimediare. Ama disegnare e dormire in tenda nelle notti di pioggia per assaporare la sensazione di essere  al sicuro e allo stesso tempo il brividino di essere a contatto con gli spazi naturali e il loro mistero.

Essenzialmente fino al trasferimento a Trolberg Hilda vive un’infanzia idilliaca. Non è per niente entusiasta del trasloco, ma la mamma pensa che potrebbe farle bene farsi anche degli amici umani. Neanche si immagina la quantità e, come dire, selvaticita’ delle avventure che ancora aspettano la figlia in questa nuova fase della loro vita! Diciamo che, per quello che ho intravisto dei volumi successivi, la sua bambina non starà a lungo lontano dalle foreste e dai troll.

3) Per godersi uno humour  nordico e una narrazione mai prevedibile

Hilda è una bambina che non le manda a dire, arguta e a tratti teatrale. I dialoghi sono fluidi, brillanti senza sforzo, la narrazione accattivante anche per la sua non prevedibilità e condita da un senso dello humour nordeuropeo.

Se l’intreccio del primo volume, che introduce il personaggio e il contesto,  è relativamente semplice e il ritmo lento il giusto, negli episodi successivi aumentano gradualmente la complessità e il ritmo, e possiamo osservare anche un’evoluzione nel tratto e nella rappresentazione dei personaggi.

Dei primi due volumi posso dirvi che non mancano svolte spiazzanti. Anche se i nodi in qualche modo si sciolgono, non sempre c’è un lieto fine completo. Come nella realtà, possono succedere cose assurde e difficili.

Qualunque cosa succeda, Hilda sa di avere una rete di sicurezza, che casa non è solo un luogo fisico, e di sicurezza ne ha tanta anche nel confrontarsi con il mondo. Non è una Pollyanna sempre sorridente ma è sempre pronta a rimettersi in gioco e a dare alla vita la possibilità di stupirla.

La camera di Hilda, dal risvolto del primo volume.

Pearson, L. (2014). Hilda e il troll. Bao Publishing

Pearson, L.(2014). Hilda e il gigante di mezzanotte. Bao Publishing

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