Quanti sentimenti, anche contrastanti, legano noi bestie a due zampe più due al mondo naturale? Dal desiderio al senso di colpa costante, dalla curiosità per la sua complessità e i suoi misteri, alla paura delle sue manifestazioni più intense?
Rosie Haine (di cui abbiamo sfogliato da poco “La nudità che male fa?”) ci porta, in questo albo di cui è autrice a tutto tondo, nel tempo primigenio da cui veniamo.

Noi animali umani, edito da Donzelli, non è esattamente un albo divulgativo sulla preistoria, anche se può diventarlo. Piuttosto lo definirei un’esplorazione narrante, guidata da una consapevole nostalgia, di un tempo lontano e di ciò che la nostra specie era in origine.
Animali umani.
Animali che vivevano immersi nei cicli e nei ritmi naturali, esperti del mondo intorno a sé, acuti osservatori.

Animali che sapevano provvedere a se stessi, prendendo dall’ambiente il necessario. Che sapevano costruire con le mani i propri oggetti: indumenti, giocattoli, utensili, creazioni artistiche, strumenti musicali.
Animali tra altri animali: alcuni amici, altri predatori, altri prede, altri oggetto di venerazione.

Animali con alcune caratteristiche uniche: la capacità di inventare un linguaggio verbale per dire le cose e le idee. Quella di immaginare ciò che non vedono e di cercare spiegazioni ai fenomeni. Quella di stupirsi e meravigliarsi di fronte a ciò che è ancora mistero. E quella di condividere lo stupore, le domande, le storie con i propri simili.


Un passato, quello evocato, davvero lontano ma ancora scritto nel nostro DNA.
Un tempo, un ritmo del quale – se ci mettiamo in ascolto – possiamo ancora sentire l’eco e il richiamo potente, al di là dell’immenso divario di conoscenze e tecnologie che sembra separarci e dividerci da quelle donne, quegli uomini, quei bambini e quelle bambine.
Come noi, animali umani.
Haine, R.(2022). Noi animali umani. Donzelli