Io aspetto

"Io aspetto" - Davide Cali' e Serge Bloch

Ci sono libri piccoli e potenti.

Io aspetto, di Davide Calì e Serge Bloch, edito da Kite edizioni, è così.
Per molto tempo è rimasto in una scatola nel mio guardaroba. Qualche giorno fa mi è piovuto tra le mani per caso, e forse è arrivato il momento di raccontarvelo.

È un albo esile, minimalista, che ha il formato di una busta di quelle americane, allungate. Dalla finestrella trasparente in copertina spunta la testa di un bimbo, che tiene in mano un pezzetto di filo di lana rosso.

Quel filo sarà letteralmente il fil rouge che ci guiderà tra le pagine del libro, trasformandosi tra quelle pagine in tanti oggetti diversi e sottolineando le emozioni del protagonista.

Un mese esatto fa, mentre le magnolie del mio giardino rompevano il guscio delle loro gemme pelosette, l’ultima dei miei nonni è passata dall’altra parte, ovunque sia quel posto dove andiamo dopo. Come la Violeta dell’ultimo, omonimo romanzo di Isabel Allende, ha vissuto – quasi – un secolo e se n’è andata in giorni tumultuosi. Come l’altra mia nonna, era una nonna molto nonnosa. Come gli altri miei nonni, era una persona dalla storia interessante ed è stata una grande fortuna poterla conoscere, tra un sacco di aneddoti e fragorose risate, fiumi di Ciobar e tanti Sofficini sorridenti.

Le gemme peluchose della magnolia

Ritrovare Io aspetto proprio in questi giorni mi ha fatto pensare, come spesso ho pensato in questo periodo, a come dev’essere attraversare così tanti anni, quante cose può significare.Vedere cambiare il mondo così tanto, ma anche amare e perdere tante persone. Osservare, con un po’ di fortuna, i tuoi figli che invecchiano, conoscere i tuoi bisnipoti. Sentire il tuo corpo trasformarsi, a volte lentamente, altre di colpo. Chissà se ad un certo punto non si è davvero stanchi di tutto questo cambiare. Chissà se lo stesso, ogni tanto, si prova ancora la curiosità di un qualcosa da aspettare.

Cali’ e Bloch tracciano con una leggerezza profonda, con una delicatezza incisiva, la vita di un bambino prima, di un uomo poi, attraverso una serie di momenti di attesa. Da quelli più piccoli e quotidiani a quelli più intimi, che segnano l’esistenza.

Disegni minimalisti – se fossimo a teatro diremmo che hanno una grande presenza scenica – occupano vividamente le pagine bianche e fotografano la vita. Sbirciamo nella camera di un bambino di altri tempi che aspetta il bacio della buonanotte, la sua torta preferita, che arrivi Natale.

Lo ritroviamo ragazzo, cercare e trovare l’amore.

Ma scoppia la guerra, e allora lui aspetta il fischio del treno che lo porterà al fronte. Ferito, aspetta che la guerra finisca, poi aspetta quella lettera. E la vita va avanti, e l’amore in tante sue sfaccettature viene celebrato.

Ci sono altre cose da aspettare: che lei dica di sì, la nascita di un bambino, le vacanze con i figli che crescono, una telefonata per tenere quel filo sempre vivo.

Il tempo scorre e porta con sé anche anche la tristezza struggente di un addio, la solitudine di un uomo anziano che aspetta, ancora una volta, la primavera. Ma la vita, nei suoi cicli, può sempre sorprendere con una nuova attesa, con una promessa di futuro e di amore che si moltiplica, ancora.

Non so voi, ma io ancora non riesco a sfogliare queste pagine senza commuovermi, lungo quel prodigioso e camaleontico filo di lana.

Subito ho pensato che fosse un albo per adulti. Tutto sommato, però, credo che, invece, possa risuonare diversamente in lettori che si trovano in varie tappe della vita. Anche in questo preciso momento, amica o amico immaginario, tu ed io non stiamo aspettando qualcuno o qualcosa?

Cali’, D., Bloch, S. (2015). Io aspetto. Kite edizioni

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