Tra gli albi illustrati che circolano in casa nostra in queste settimane, viaggiando dal comodino al sofà al tappeto al pavimento e al tavolo della cucina, ce ne sono tre che ho pensato di riunire qui per un filo rosso che intravedo tra loro. Sono libri molto diversi l’uno dall’altro, che hanno in comune tra i loro ingredienti la dimensione dello scoprire, creare o rafforzare legami.
La fiducia inaspettata
Julian e la volpe di Joe Todd-Stanton ci porta nel mondo sotterraneo di Julian, tenero topino che conduce una vita solitaria. Ha imparato a muoversi nel suo habitat, a scansare i tanti pericoli che minacciano la sopravvivenza di un piccolo roditore – un gatto, un barbagianni, il cane della contadina – e, in generale, ogni occasione di interazione con altre creature che gli possano arrecare fastidio o disagio. Si è creato degli spazi e una routine nelle quali è a suo agio, e conta solo sulle proprie forze.

Una notte, una volpe astuta (ma non troppo) cerca di tendergli un agguato, infiltrandosi nella sua tana, ma…rimane incastrata, con il muso dentro la tana. Julian, anche se arrabbiato, cerca di aiutare l’ospite imprevisto a liberarsi, ma i primi tentativi vanno a vuoto. E’ buio, e i due si trovano a dover convivere alcune ore. Una situazione tutt’altro che entusiasmante, che però li porta ad allentare leggermente la tensione e a intavolare una conversazione che si rivela piacevole, e dura fino a tardi. La mattina dopo, Julian trova una soluzione per liberare la volpe.

Passa un po’ di tempo. Sia il topolino, sia la volpe continuano a condurre vite solitarie, ognuno per conto proprio. Fino al giorno in cui Julian si trova in pericolo, e arriverà al suo fianco un’alleata inaspettata.
Illustrazioni delicate al contempo espressive e ricche di humour – divertentissimo, per esempio, osservare l’andirivieni e le attività dei numerosi vicini di tana di Julian – accompagnano questa storia di amicizia ed intimità “imprevista” tra due nemici naturali, che arrivano a stabilire, si concedono reciprocamente un legame basato sulla fiducia. Ognuno continuerà ad essere chi è e a condurre la vita nella quale si sente se stesso – da persona introversa, apprezzo la mancanza di paternalismo su questo aspetto! Nessuno si trasforma nel topo o la volpe più popolare della cumpa – ma sapendo di poter contare sull’altro, e di poter condividere del tempo di valore insieme.
Il complesso legame tra fratelli
Ne L’ascensore magico di Minh Le e Dan Santat, albo dalla struttura fortemente influenzata dal fumetto, protagonista è Iris, determinata bambina di 7 o 8 anni che vive in un moderno condominio con i genitori e un fratellino. Un fratellino che avrà circa due anni e che – viene sapientemente fatto intuire, senza esplicitarlo a parole – è tenero e molesto come spesso lo sono i fratelli minori agli occhi dei più grandi.
Se c’è qualcosa che tira su di morale Iris, anche in una giornata così così, è premere il pulsante dell’ascensore, quando la famiglia si prepara ad uscire o a tornare a casa. Ma una mattina, il fratellino allunga la manina, in pole position in braccio al papà, e preme lui il fatidico bottone. Tradimento! Iris è furiosa,e quando il fattaccio si ripete, per la rabbia addirittura preme tutti i pulsanti insieme, bloccando l’ascensore. Il tecnico che arriva a riparare l’ascensore butta nel cestino la vecchia pulsantiera, che verrà sostituita.. Iris la nasconde nel suo zainetto.

E quella sera, in camera sua, appiccica la pulsantiera (ora tutta sua) alla parete e, per gioco, preme il bottone. Sente un “ding!” imprevisto, ed ecco che nella stanza si apre una porta automatica che si affaccia sulla giungla! Iris, sbalordita e affascinata, si avvicina ad una tigre che la sta osservando da un albero, ma…in casa suona il campanello, e Iris rientra in casa per scoprire chi sia.
Dopo una serata con la babysitter, nella quale il fratellino continua a distinguersi come allegro elemento di disturbo rispetto a ciò che Iris vorrebbe fare, la bambina non vede l’ora di andare a letto. Naturalmente, per fingersi addormentata e partire di nuovo con l’ascensore magico. Questa volta la porta automatica si apre sullo spazio, e Iris si trasforma in astronauta.

Quando il pianto del fratellino, dalla stanza accanto, la raggiunge Iris torna rapidamente indietro per consolarlo leggendogli il suo libro preferito. La mattina dopo, sabato, assapora una nuova avventura in solitaria, quando le viene un’idea.
Una storia brillante e dolce sulle diverse sfumature del legame tra fratelli, e tra bambini in generale. Si parla spesso di gelosia tra fratelli, ma quello che prova Iris non è esattamente gelosia. E’ bisogno, allo stesso tempo, di uno spazio tutto suo (fisico, temporale, immaginativo) e di un posto importante nelle dinamiche familiari. E’ la normale esasperazione che a volte può provare una sorella maggiore nel doversi spesso regolare sui ritmi, le abilità, il modo di giocare di un fratello di diversi anni più piccolo. Ma quando gli adulti lasciano la scena libera e lei può rivestire un ruolo di di guida, la frustrazione si trasforma in gratificazione. Finchè qualcosa scatta in Iris, e sarà l’attrazione comune verso le storie a permettere ai fratelli di trovare una dimensione tutta loro da condividere. Perchè tutti hanno il diritto di prendere l’ascensore – ed essere trasportati nei luoghi dell’immaginario che ciascuno preferisce.

Un’amicizia che resiste alla distanza
Cielo di ciliegie di Jef Aerts e Sanne te Loo arriva dai Paesi Bassi. E’ un albo struggente e intenso che segue la relazione di due amici attraverso le stagioni di un anno cruciale. Adin e Dina sono cresciuti come ciliegie gemelle, attaccate allo stesso gambo.
La madre di Adin raccoglie la frutta per il padre di Dina. Adin e la mamma, probabilmente migrati in Europa dall’India, vivono in una roulotte ai piedi della collina dove sorge la casa della famiglia di Dina. Tra la frutta che cresce generosa sugli alberi, i due bambini amano in particolare le ciliegie. Uno dei loro giochi preferiti è quello di disseminare i noccioli in giro per il paese, nei buchi e nelle fessure, immaginando i ciliegi che cresceranno.

Un giorno, nell’erba sotto un cielo di ciliegie, arriva la notizia che Dina non avrebbe mai voluto ricevere: Adin e sua madre si trasferiranno in città. La mamma ha trovato un altro lavoro, un appartamento in città. Stanno per traslocare. La separazione e i mesi che seguono sono un tempo sospeso, di tristezza e solitudine per i due bambini. Sono bambini e quindi impotenti, come sempre sono gli adulti a prendere le decisioni; loro devono trovare un modo di attraversare questo malessere, di convivere con le svolte che prendono le traiettorie dei grandi.

Dina si occupa del corvo di Adin, ma questo non le basta a superare la nostalgia dell’amico. Adin, dal suo balcone al decimo piano, lancia i noccioli che Dina gli ha regalato. E si inventa modi sempre nuovi di farli arrivare un pochino più lontano.
E’ già autunno quando i due amici si rivedono. Stanno insieme sul balcone, dal quale si vede la collina, nel silenzio imbarazzato di ritrovarsi. E insieme hanno un’idea: se si infilano i noccioli in un aeroplanino di carta, si riesce a farli arrivare molto più lontano. Per tutto l’autunno e l’inverno Adin in città, Dina in campagna continuano a disseminare semi di ciliegia. Sono i loro sassolini di Pollicino, è il filo che li unisce anche nella distanza.

Passano i mesi, e succede una magia. La primavera esplode sulla collina, ma anche in città un fiume di ciliegi germoglia e delinea una traccia, un sentiero bianco e rosa che si snoda fino ad arrampicarsi lungo la curva della collina.
Una traccia così bella va seguita, dice la mamma di Adin.

Viene da chiedersi come mai a questi adulti non venga mai in mente, per mesi e mesi, di far rivedere i due bambini. Ma se fosse così verrebbe meno lo snodo drammatico che permette lo sviluppo di questa storia dagli echi fiabeschi e dal sapore poetico, che ci arriva nella preziosa traduzione di Anna Patrucco Becchi.
Aerts, J., te Loo, S. (2021). Cielo di ciliegie. Camelozampa
Le, M., Santat, D. (2021). L’ascensore magico. Terre di Mezzo Editore
Todd-Stanton, J. (2020). Julian e la volpe. Babalibri.