5 motivi per guardare “Le terrificanti avventure di Sabrina”

Oggi esco dai soliti sentieri per addentrarmi in un altro mondo che influenza sempre di più il nostro immaginario: quello delle serie tv, che ormai possono diventare una droga leggera anche per chi, come me, la tv non ce l’ha.  Non sono un’esperta di critica cinematografica, quindi non aspettatevi tecnicismi. Il piano è raccontarvi alcuni motivi per cui potrebbe interessarvi vedere la prima parte de Le terrificanti avventure di Sabrina di Roberto Aguirre-Sacasa, ideatore di Riverdale.

CAOS, come la chiamano i fan (Chilling Adventures of Sabrina) si ispira all’omonimo fumetto della Archie Comics e con la sit-com degli anni ’90 (che deriva da un altro fumetto) non ha in comune pressochè una cippa.
Partiamo dal presupposto che questo è un prodotto di intrattenimento ideato da Netflix per il grande pubblico. E che qualunque opera che si richiami al genere teen drama semiserio/soprannaturale/con risvolti splatter vive il dramma di non poter reggere il confronto implicito con la regina di tutte le serie di questo genere – Buffy the Vampire Slayer. Buffy è finita, amici. Esaminiamo, invece, 5 motivi per cui potreste indulgere in 11 ore di cazzeggio – anche non consecutive –  nell’inquietante/rassicurante universo dell’ennesima teenager con poteri magici che va ad aggiungersi al nostro immaginario collettivo.

1) Le atmosfere sono creepy ma accoglienti

La fotografia e le ambientazioni ricreano scenari gotici e familiari al contempo. Non è facile identificare un’epoca precisa per questa narrazione. La tecnologia a noi contemporanea si intravede appena. Gli interni oscillano tra un country cupo e un cupo-cupo, gli abiti sono gradevolmente vintage.  L’insieme dà una sensazione di sospensione nel tempo. Sappiamo di essere in questo secolo e non negli anni ’60 dello scorso essenzialmente perchè delle adolescenti parlano di femminismo intersezionale e sia tra le streghe, sia tra i mortali gli spazi sociali non sono segregati a livello razziale. Gli esterni sono sempre tra il minaccioso e il desolante, anche per l’effetto “sfocato ai lati”  dovuto alle lenti scelte dal regista. Anche al liceo di Greendale sembra che sia sempre la giornata “M’illumino di meno” dedicata al risparmio energetico. Molte scene si svolgono nella foresta (a quanto pare, punto di passaggio per andare ovunque), luogo archetipo del mistero e della paura.  Lo speciale uscito in occasione del solstizio d’inverno aggiunge ulteriori concessioni allo stile vintage-creepy di cui sopra e gli omaggi ad altre serie o film horror, nonchè le citazioni legate alla cultura pop, Bibbia compresa, sono innumerevoli – nulla si crea, nulla si distrugge. Se l’autunno e l’inverno sono le vostre stagioni preferite, o semplicemente in questo periodo siete fotofobici, come me, l’estetica di questa serie fa per voi.

2) Le zie sono favolose

I genitori di Sabrina – lo stregone Edward e la babbana Diana – sono morti in un incidente (sì, certo) quando era neonata. La giovane protagonista è cresciuta in una goticissima villa, sede di un’impresa familiare di onoranze funebri, con le zie paterne Hilda e Zelda e con l’affascinante cugino Ambrose, un simil-ventenne agli arresti domiciliari da 75 anni per aver partecipato ad un complotto contro il Vaticano. Gli Spellman mi ricordano dei Weasley  meno rumorosi e un filino disfunzionali, ma tutto sommato non troppo.

Sabrina è stata allevata da due streghe di mezza età (i 300 sono i nuovi 40). Hilda – interpretata da Lucy Davis – è solare, affettuosa, complice e accudente; l’epoca dei figli dei fiori potrebbe essere quella che ha lasciato maggiormente un segno in lei, tra quelle in cui ha vissuto. Esperta di manicaretti e pozioni, non è esente da inquietudini e segreti. Resiste da secoli alle vessazioni della sorella, può sembrare imbranata ad un primo sguardo ma ha molto buon senso ed è perfettamente in grado di fare problem solving a modo suo, senza clamore e con gentilezza. A questo aggiungete un accento inglese e il fatto che, delle due sorelle, sicuramente è la più equilibrata: avrete una zia adorabile.

Zelda – interpretata da una favolosa Miranda Otto – è la matriarca degli Spellman. Autoritaria, sarcastica, impetuosa. Non solo l’identità estetica, ma anche l’idea di politically correct di Aunt Zee è ferma agli anni ’40. Intellettuale poliglotta con tendenze fratricide e leggermente maniaca del controllo, la sua massima preoccupazione è mantenere alto il nome della famiglia nella congrega magica locale. Apparentemente.

Sì, perché già nell’arco di questa prima parte della serie vediamo alcuni personaggi diventare sempre più tridimensionali.
Nel corso degli eventi della stagione, le sorelle Spellman iniziano a mettere in questione molte cose: il loro rapporto di co-dipendenza, la loro lealtà alla congrega, il rispetto delle tradizioni.

Hilda, scomunicata dalla Chiesa della notte, inizia ad esprimere il suo potenziale di spirito libero e ad esplorare altri lati di sé.

Zelda è un personaggio genialmente inquietante. Nella sua storia plurisecolare sicuramente si nascondono le ragioni dei suoi spigoli e dei suoi comportamenti più (auto) distruttivi. Dietro la corazza da superdura della maggiore delle sorelle Spellman, alla fine della stagione affiorano i suoi lati più vulnerabili e tormentati. Intravediamo chiaramente tra lei e Sabrina un legame simil-madre-figlia intenso, che sta attraversando una fase conflittuale. Zelda è una figura materna forte, protettiva quanto severa, e forse nasconde una strategia politica di ampio respiro dietro l’apparente ortodossia.

 Quello che è certo, alla fine di questo breve arco narrativo, è che entrambe le zie amano la nipote alla follia e sono pronte a spalleggiarla contro qualunque mostro-della-puntata recuperato dagli avanzi di magazzino di Buffy.  Se alcuni dei personaggi più giovani  appaiono un po’ bidimensionali, le zie – insieme all’insegnante di Sabrina posseduta dalla Madre dei Demoni, Ms. Wardwell – aggiungono alla storia spessore, ricchezza di sfumature e piacevoli digressioni verso lo humour nero.

3) La crisi di Sabrina non è solo roba da streghe

Sabrina è mezza mortale e mezza strega. La serie si apre pochi giorni prima del suo compleanno, il 31 ottobre. La aspetta uno “Sweet sixteen” molto particolare: al compimento dei 16 anni dovrà affrontare il suo Oscuro Battesimo, per entrare ufficialmente nella Chiesa della Notte. La strega teenager è combattuta: da una parte è attratta dalla possibilità di acquisire pieni poteri, inscrivendosi nella storia magica della famiglia paterna; dall’altra, non sopporta l’idea di dover tagliare i ponti con tutto il mondo che ha conosciuto finora – le sue migliori amiche Roz e Susie, il suo ragazzo, Harvey, la sua vita tranquilla da studentessa di provincia.

Sabrina vive una doppia vita e una doppia identità, divisa tra due mondi apparentemente incompatibili. Inizia a farsi e fare domande, ad avere ben chiaro che al suo libero arbitrio, alla sua libertà personale ci tiene parecchio. E che recidere il legame con gli amici non-magici è dolorosamente impossibile. La storia del percorso non sempre lineare di Sabrina, della sua esplorazione di questa doppia vita, potrebbe essere la storia di tanti di noi che si trovano, ad un certo punto, divisi tra componenti diverse della nostra identità, tra lealtà contrapposte.

Oppure, o anche, a mettere in questione dogmi, regole e credenze – religiose o meno- della propria famiglia di origine. Non occorre essere una mezza strega per questo, basta anche molto, molto meno.

 Kiernan Shipka (specie nella sua voce originale) mi convince abbastanza come Sabrina; spero che nelle stagioni successive, però, emergano più sfumature nel ritratto del suo personaggio, che in questa introduzione appare leggermente appiattito sul clichè della giovane idealista brillante pronta a lottare ogni giorno per una nuova causa (dal contrasto del bullismo omofobico a quello del cannibalismo rituale), spesso alla cieca e senza ascoltare ragioni. Siamo con te, Sabrina Spellman, ma ogni tanto…anche meno.

4)Anche i problemi delle zie non sono solo roba da streghe

Se da una parte il clan degli Spellman, con i suoi elementi eccentrici e grotteschi, ci richiama la Famiglia Addams e ci trasporta in un mondo deliziosamente altro, dall’altra le sue dinamiche possono richiamare quelle di tante case babbane.

Hilda e Zelda sono, sostanzialmente, due madri adottive che si sono trovate a gestire un cucciolo di una specie diversa dalla loro. Sabrina è per metà mortale, e con il mondo degli umani-non-magici stringe un legame fortissimo. Scopriamo che è stata la zia Hilda a spingere affinché, anziché studiare a casa, frequentasse le scuole locali, mentre la zia Zelda avrebbe voluto darle un’educazione molto più ortodossa da strega. La ragazzina è la sola della sua famiglia a trovarsi in questa condizione. Vive immersa in una doppia cultura, mentre le zie (soprattutto una) sono saldamente ancorate a quella della loro tradizione, e il cugino, con il quale condivide una certa complicità, non ha conosciuto altra realtà che quella magica. Questo, unito al gap generazionale plurisecolare, fa sì che le sfide non manchino, così come gli scontri.

In sostanza, Zelda è molto stressata perchè è l’unica barriera che si interpone tra la setta violenta e pericolosa dalla quale dipendono il potere e la sopravvivenza degli Spellman, e i membri un po’ scapestrati della famiglia stessa – la sorella peace&love sempre meno osservante, il giovane nipote agli arresti domiciliari, la nipote brillante e ribelle che sfida apertamente ogni tipo di credo. E’ stata Zelda a decidere, 16 anni prima, di prendersi cura di Sabrina; è stata lei, presumibilmente, a istruire la nipote nelle arti magiche, e ora si trova a metà strada tra l’orgoglio per la giovane strega, e il terrore che combini qualche guaio irrimediabile, o che il suo dualismo diventi una condanna a morte.

Se Hilda ha un legame più ‘sentimentale’ e blando con la religione di famiglia ed è curiosa, aperta ed empatica verso i concittadini non magici, Zelda è più rigida e predica (a parole) il distacco dai mortali – per poi correre a salvarli da mostri e cattivi vari sotto l’influenza della nipote-figlia.  L’adolescenza di Sabrina e il suo affacciarsi ufficialmente alla vita nella congrega scuotono la famiglia come un piccolo terremoto – niente sarà più esattamente come prima. Un fattore interessante è proprio questo. Non sono solo i genitori ad influenzare i figli, a stimolarli ma anche viceversa: possono essere i giovani ad aprire finestre inaspettate, a condividere con i genitori una parte del loro mondo,  inevitabilmente diverso da quello nel quale sono cresciute le generazioni precedenti.

A tutto questo, dato che la protagonista (come nella migliore tradizione) è orfana, si aggiunge il classico drama dei figli adottivi adolescenti: la ricerca di risposte e segreti sui genitori morti in circostanze non del tutto cristalline, i “Tu non sei mia madre!!” urlati nei momenti di rabbia ed immediatamente sconfessati dall’evidenza dei fatti, eccetera.
La puntata dedicata al Solstizio d’inverno aggiunge varie angolazioni di lettura del tema della maternità, nelle sue declinazioni meno standard e nelle tante sfumature che può assumere.

La relazione di amore-odio tra le sorelle Spellman, anche se foriera di momenti deliziosamente comici, di fatto riflette quella che nel mondo umano sarebbe una situazione di codipendenza e di abuso (psicologico e non solo), almeno nelle prime puntate. Vedremo l’evoluzione di tutto ciò nelle parti 2, 3 e 4 della serie.

5) Si parla di sesso, politica e religione

Le nostre ziette e i loro amici venerano Satana all’interno della Chiesa della Notte, un’istituzione religiosa totalizzante e tendenzialmente  misogina – in misura variabile in base al leader del momento – che raduna streghe e stregoni della loro cittadina. Non è ancora chiarissimo a questo punto, ma essere streghe e appartenere a questa congrega non sono necessariamente due cose che vanno di pari passo. Esistono diverse “chiese” ed esistono anche streghe e stregoni “scomunicati” o comunque cani sciolti, liberi professionisti, diciamo. Spero che nelle serie successive questo aspetto venga analizzato di più: si può essere streghe o stregoni gestendo il proprio potere in autonomia, senza giurare fedeltà a Satana o ad altre divinità – come vorrebbe Sabrina? Probabilmente sì, i lettori di Harry Potter e di altre cinquecentomila saghe lo sanno già, ma dobbiamo ancora arrivarci.

La questione in ballo, qui, non è Satana o non Satana. La Chiesa della Notte rappresenta la classica organizzazione totalitaria da romanzo o film distopico: potrebbe essere una setta religiosa, ma anche un gruppo politico estremista, un’istituzione che, in qualche modo, esercita un forte controllo ed una invasiva influenza nelle vite dei suoi membri, esigendo obbedienza cieca e lealtà. Delle tradizioni della Chiesa della Notte fanno parte rituali antichi, oscuri e violenti, nei quali quasi sempre a rimetterci le penne sono le donne. Il leader religioso, che è anche il preside dell’unica scuola (l’Accademia delle Arti oscure), vanta di essere il portavoce diretto del Signore Oscuro (che non è Voldemort, ma sempre Satana). Non abbiamo conosciuto ancora molti membri della chiesa, per cui non è chiaro se siano tutti invasati come la strega Mildred, pronta a farsi squartare per essere protagonista di un sacrificio rituale, o se la maggioranza sia più tiepida.

A tratti, gli aspetti più triviali della religione – i modi di dire, per esempio – hanno risvolti comici, in un ribaltamento speculare delle tante confessioni cristiane più o meno fondamentaliste presenti negli Stati Uniti. Su internet i nerd si scambiano meme di Zelda e del suo “Praise Satan!” e in effetti, quando non si parla di sbudellamenti, le zie potrebbero sembrare due madame WASP da manuale, sempre in prima fila in chiesa la domenica.
La leadership attuale della CdN è in mano al viscido e misogino Faustus Blackwood (che ha anche una tresca piuttosto tossica con zia Zelda), ma non mancano personaggi maschili positivi nella narrazione. Il credo preciso della CdN non è chiaro, ma ciò che si percepisce al suo centro è una tendenza alla sopraffazione del più debole, che condona un uso sregolato e violento della magia.

Intuiamo che non è sempre (stato) così: il padre di Sabrina, Edward, era un leader  progressista, innamorato di una mortale, intenzionato a rafforzare il potere delle streghe e mettere al bando le tradizioni più becere.  E’ altamente probabile, da indiscrezioni degli attori e autori, che Zelda abbia un piano a cottura molto lenta per trasformare l’istituzione dal suo interno, forse proprio attraverso Sabrina: sulla creatura gravano non poche aspettative.  Sono curiosa di scoprire come si evolveranno le cose nella seconda parte della serie.

Avete fatto anche voi chillout con le Chilling Adventures of Sabrina? Cosa ne pensate?

Fonte dell’immagine: Netflix.

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