Come si fa a racchiudere nelle 48 pagine di un libro illustrato i ricordi di tutta una vita insieme? Improbabile, no? Eppure è quello che riescono a fare Zoran Drvenkar e Jutta Bauer in Ti ricordi ancora, meraviglioso albo edito da Terre di Mezzo.
“Ti ricordi quando siamo partiti e la strada sembrava non finire mai” scandisce il principio di una lunga serie di avventure condivise dalle due voci narranti. Avventure di ogni genere, tra il fiabesco e il surreale, che una bambina dal caschetto nero e un bambino con un’esplosione di ricci biondi in testa affrontano addentrandosi in una successione di paesaggi e scenari naturali, a tratti onirici, altre volte realistici, in compagnia di un orsetto di pezza. Due protagonisti muniti solo di una mela avvizzita, una pagnotta smangiucchiata e un bastone, pronti ad abbracciare tutto ciò che il destino metterà sulla loro strada, perchè “chi ha paura delle avventure è meglio che se ne rimanga a casa”. Dalle capre che giocano a carte, ad una mandria di mucche volanti, all’incontro con uno gnomo che chiede indicazioni stradali, i due piccoli protagonisti non si scompongono di fronte a nulla, assorbono tutto con empatia e curiosità. Sono dei contemporanei Hansel e Gretel, ma senza la paura, l’abbandono, la natura matrigna (e la matrigna). Ci possono ricordare un po’, per certi versi, Ellie e Carl di “Up!”. Sono due figure fiabesche, bambini selvaggi in scarpe da ginnastica, che si appropriano con libertà assoluta dello spazio naturale, del giorno e della notte e si lanciano nell’esplorazione del mondo, padroni di quello sguardo magico dell’infanzia che permette di trasfigurare la realtà, di vedere oltre.
Qui e là vediamo comparire, definiti da pochi tratti essenziali ma molto espressivi, i due protagonisti da anziani, che in alcuni casi creano un gioco di specchi con le situazioni raccontate. Per esempio, li vediamo camminare insieme sotto un ombrello, mentre nella pagina accanto i loro equivalenti bambini si rifugiano sotto un grande albero durante un temporale, o fare giardinaggio, mentre nella pagina a fianco i due bambini sono immersi in un giardino enorme e lussureggiante stile Eden, impegnati nel dialogo con una talpa.
Le illustrazioni di Jutta Bauer sono, per me, al contempo esilaranti, emozionanti e commoventi. Adoro come riesce a rendere perfettamente lo sguardo di una volpe disperatamente preoccupata, di una capra concentrata in una partita a carte, la dolcezza dei gesti dell’intimità condivisa di una coppia che ha trascorso la vita insieme.
Credo che Ti ricordi ancora si presti ad essere letto a più livelli. Le surreali peripezie dei due bambini potrebbero essere ricordi d’infanzia della coppia, ad una prima lettura lineare. Oppure una rielaborazione, in chiave realismo magico, del loro vissuto comune, delle emozioni di una vita insieme. I momenti di gioia e divertimento, la complicità, ma anche le situazioni di timore e angoscia, la tristezza e l’ineluttabilità della perdita (ad esempio rappresentata nell’incidente della volpe), i rischi affrontati insieme, le salite e le discese, la fatica di spostare la luna o il sole quando si mettono di mezzo, le risate, le persone incontrate.
Ancora, i piccoli avventurieri potrebbero rappresentare il bambino interiore ancora vivo dentro i due narratori: capace di stupirsi, di accettare il nonsense con nonchalance, di stabilire empatia, di approdare senza freni sull’Isola della Stupidera. I diversi episodi potrebbero anche riferirsi a periodi diversi delle loro vite, anche se nella storia li vediamo incarnati nelle figure di loro da bambini. Forse rappresentano tutto questo, allo stesso tempo.
L’ultima scena vede, in parallelo, i due giovani avventurieri sprofondare nel sonno, naso contro naso, dopo aver lanciato vestiti, scarpe, mela e panino sul pavimento di una cameretta illuminata dalla luna piena, e i due vecchietti addormentarsi abbracciati nel loro letto “da grandi”.
A concludere la narrazione, ritorna la frase chiave della prima pagina: chi ha paura dell’avventura è meglio che rimanga a casa. A rappresentare il senso di una vita vissuta con pienezza, abbracciata nel suo essere imprevedibile e a volte dolorosa, affrontata con cuore aperto e curiosità, mano nella mano.
Tutto questo, secondo me, fa di Ti ricordi ancora un regalo bellissimo da fare non solo ai vostri bambini, ma ai vostri adulti preferiti. In particolare a quelli capaci di dare insieme a voi indicazioni stradali in gnomese, all’occorrenza.
Drvenkar, Z., Bauer, J. (2017). Ti ricordi ancora. Terre di Mezzo.
Età consigliata: dai 4 anni.