Maschile plurale: due albi per smontare stereotipi con un sorriso

Premessa: ammetto di provare sentimenti contrastanti verso i libri “a tema”, quelli che gli anglofoni chiamano issue books: libri che nascono per affrontare, esplicitamente o meno, un determinato argomento con i bambini. Non mi riferisco ai libri moralistici da addestramento alla Topo Tip, ma a quei testi ideati per parlare con i bambini di temi delicati, come la separazione dei genitori, la malattia di una nonna. Oppure per informarli su realtà che non conoscono bene. Una categoria a sè, che mi interessa e della quale di sicuro riparleremo, è quella, per esempio, dei libri che illustrano le varie tipologie di famiglia esistenti che si discostano dal modello più spesso rappresentato: famiglie monoparentali, adottive, affidatarie, omogenitoriali, nipotini che vivono con i nonni, ecc. Le conclusioni alle quali sono arrivata per adesso sono due. La prima è che in ogni caso, sempre, tutti i libri (anche per adulti, anche di narrativa pura) riflettono e veicolano una specifica visione del mondo, determinati valori, quindi è inevitabile che questo accada anche nei libri per ragazzi. Un genitore, un insegnante, ecc. si troverà a scegliere quelli  più vicini al suo modo di sentire. La seconda è che questi “libri-manuale” – che spesso affidano i loro messaggi ad un linguaggio narrativo – possono essere molto utili e arricchenti se, al di là dello scopo didattico, sono di qualità, nella forma e nel contenuto. Se la trama denota, a monte, una visione di una certa complessità; se la tesi, insomma, è presentata in uno stile intelligente e piacevole. Il che è soggettivo, lo so.

Oggi vorrei raccontarvi di due libri “a tema” che, per me, incarnano positivamente queste caratteristiche. Sono due albi illustrati che rientrano nel filone dei libri volti a smontare alcuni stereotipi di genere. In questo caso, al centro della scena troviamo due protagonisti maschili, attraverso le cui avventure vengono ‘decostruiti’ con ironia e tenerezza alcuni topoi sulla maschilità.

Un messaggio di prevenzione, insomma, di alcuni danni che l’imposizione di un solo modello di maschilità – improntato alla forza, all’invulnerabilità anche emotiva, alla dominazione – può arrecare ai bambini. Per un approfondimento sull’idea di mascolinità tossica, vi suggerisco questo video di Miss Fiction Books.

Una partita in ballo – testi di Daniele Bergesio e illustrazioni di Francesco Fagnani – è pubblicato da Giralangolo e fa parte della collana “Sottosopra” sull’identità di genere e contro gli stereotipi, diretta da Irene Biemmi. Le illustrazioni a piena pagina al contempo esilaranti e delicate, sono protagoniste indiscusse di questo albo e sembrano loro stesse intrattenersi in una danza con il testo, che a sua volta richiama, nella forma, i volteggi di un ballerino. Conosciamo Tito, “secco come un cracker e leggero come un moscerino”, che sogna di giocare a rugby, attratto da quella palla ovale che può rimbalzare in modo imprevedibile. L’allenatore di una squadra di bambini accetta di fargli fare una prova, sia pure con un po’ di diffidenza. Tito accoglie la notizia con un’esplosione di gioia, che per lui si traduce in saltelli e piroette: il nostro amico, infatti, è un grande ballerino. Nessuno gli ha insegnato a ballare: è un piccolo Billy Elliot, un talento naturale che trasforma le sue emozioni in danza. Tito, però, si vergogna un po’ di saper ballare e di averne voglia: questo dono lo vede come contrapposto rispetto alle caratteristiche di un buon giocatore di rugby. A questo punto, immaginate un Tito che osserva timidino, dai bordi del campo, una nuvola di polvere dalla quale spuntano mani, piedi e una palla ovale che schizza verso l’alto.

Arriva il primo confronto in campo. Gli avversari sono più grossi, e quelli che non sono più grossi hanno l’aria parecchio minacciosa. Inizia l’azione, i placcaggi e le mischie, e quelle mosse che in tv sembravano emozionanti, viste da vicino a Tito fanno paura. Quando finalmente gli capita la palla tra le mani, nel giro di un nanosecondo si trova spalmato per terra con la lingua fuori e una scomposta montagna umana che torreggia su di lui.

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Arrabbiato, Tito vuole dimostrare di poter essere un bravo giocatore. Riceve di nuovo la palla, ma stavolta succede qualcosa di magico. Dagli altoparlanti parte un rock and roll che lui conosce bene: il nostro piccolo cracker inizia a farsi guidare dal ritmo e spicca il volo, saltellando e volteggiando qua e là per il campo, schivando gli avversari. Mentre gli brillano “gli occhi, le orecchie e i piedi”, raggiunge la linea di meta.

La sua paura di ballare è svanita nel nulla, ed è solo l’inizio…di una brillante carriera da rugbista (danzante)! Perchè una cosa non esclude l’altra.

Ettore, l’uomo straordinariamente forte è un albo di Magali Le Huche, tradotto e pubblicato in italiano da Settenove, casa editrice esplicitamente dedicata al contrasto degli stereotipi di genere. Illustrazioni deliziosamente umoristiche ci accompagnano nel mondo del circo, anzi, del Circo Straordinario. L’autrice ci tiene a sottolineare la collocazione del suddetto in un paese pianeggiante e ventoso. Tutti gli artisti hanno, naturalmente, qualcosa di straordinario: chi è straordinariamente piccolo, divertente, volante…e poi c’è lui, Ettore, l’uomo straordinariamente forte, capace di sollevare con un dito due lavatrici cariche di vestiti bagnati. Si chiude il sipario, va beh, il tendone, e lo zoom segue Ettore nella sua – alquanto solitaria – vita privata. La sua roulotte è parcheggiata ad una certa distanza dalle altre, perchè Ettore ha un segreto. Attraverso una botola, ogni giorno dopo il lavoro si rintana in un’adorabile cantinetta a lavorare a maglia e a fare l’uncinetto. Coperte, calzini, bermuda, passamontagna fatti a maglia non hanno segreti per lui, anche se la creazione più importante alla quale sta lavorando è un tutù per la ballerina Leopoldina, della quale è innamorato.

Il talento circense di Ettore gli attira, purtroppo, delle invidie: i due domatori Gedeone e Leonardo lo prendono in antipatia e decidono di spiarlo, nella speranza di trovare un punto debole in quell’uomo straordinariamente forte.

Scoprono facilmente la sua passione per l’uncinetto  e organizzano un’incursione notturna nel rifugio di Ettore per rubare tutti i suoi lavori a maglia. Quando la mattina dopo, una mattina particolarmente ventosa, Ettore si incammina verso il tendone, lo attende una sorpresa: i due beceri domatori hanno hanno esposto tutti i suoi lavori a maglia per deriderlo pubblicamente – ritenendo, è ovvio – sono beceri – che il saper fare la maglia costituisca un motivo di derisione e quindi, di vergogna per Ettore.

Ma ecco che una fortissima folata di vento, all’improvviso, sradica il tendone e si porta a via non solo i lavori a maglia, ma tutti i vestiti dei circensi! Nudi come vermi, i colleghi di Ettore vagano invano alla ricerca di qualcosa con cui coprirsi, finchè Leopoldina – dopo aver ricevuto da Ettore il tutù a maglia, unico pezzo superstite della collezione – lancia un’idea: “Insegnaci a fare la maglia”. Gli artisti si radunano in un cerchio per rimettere in sesto il loro guardaroba…mentre Gedeone e Leonardo continuano a scappare all’infinito alla ricerca dei loro costumi.

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I tratti che vedo comuni a questi due albi sono sicuramente uno stile irriverente  e l’abilità nel veicolare con leggerezza ed umorismo, ma non per questo con superficialità, un messaggio semplice ma dal peso ancora un po’ rivoluzionario.  Sullo sfondo, una visione liberatoria: l’idea che i modi di essere bambino, ragazzo, uomo siano tantissimi e che non ci sia un modello monolitico al quale conformarsi, pena l’esclusione dal club.

 

Bergesio, D., Fagnani, F. (2017). Una partita in ballo. Giralangolo, EDT.

Le Huche, M. (2013). Ettore, l’uomo straordinariamente forte. Settenove.

Età consigliata: dai 4 anni.

 

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