La serie “Scuola media” è stata ideata da James Patterson, celebre e molto prolifico autore di thriller, come parte di un tentativo di avvicinare suo figlio Jack (e molti altri bambini e ragazzini) ai libri.
Ho deciso di assaggiarne un paio, di questi libri, per curiosità. E in effetti credo che possano servire a raggiungere lo scopo: accalappiare e incuriosire ragazzini riluttanti con uno stile accessibile ma accattivante quanto basta, comicità e trame apparentemente prevedibili, ma condite da un twist che scombina il tutto, aggiungendo un punto di vista diverso sulle cose. Il rapporto tra testo ed elementi visivi è leggermente più sbilanciato verso le immagini rispetto alla maggior parte dei chapter books destinati a questa fascia d’età.
Oggettivamente gli anni delle medie sono, per molti, una giungla: il risveglio degli ormoni e dell’insofferenza verso i genitori, l’arena spesso impietosa dei coetanei e tutte le contraddizioni legate al fatto di essere troppo grandi per essere piccoli, ma troppo piccoli per essere grandi. Per fortuna possono diventare anche anni di amicizie intense, dei primi spazi di autonomia, di storie demenziali condivise ed epidemie di ridarella. Un manuale di sopravvivenza può tornare utile…non per seguirlo alla lettera, ma per sentire di non essere gli unici su quella barca.
Rafe Khatchadorian è il protagonista del volume che apre la serie, Scuola media. Gli anni peggiori della mia vita (scritto da Patterson insieme a Chris Tebbets), e di alcuni dei suoi sequel. È un ragazzino dalla grande immaginazione, e uno degli elementi più divertenti del libro è proprio il vedere la realtà disegnata da lui (grazie alle illustrazioni di Laura Park). Rafe sa di non essere il più popolare della cumpa, un bullo lo ha preso di mira dal primo giorno di scuola e ha un amico invisibile che, a quanto pare, non è proprio un genio nell’elargire consigli su come affrontare questa nuova fase della sua vita. Passerà, quindi, la prima media a combinarne di tutti i colori, con l’obiettivo dichiarato di infrangere ogni singola regola della scuola, in una sorta di resistenza passiva verso un mondo degli adulti che percepisce in modo monolitico come noioso e insensato. Devo dire che la lista di 112 articoli del bizantino Codice di comportamento di Hills Valley mi ha ricordato da vicino il regolamento di istituto della mia scuola media, che dettava legge anche sulla fascia oraria nella quale soffiarsi il naso – o almeno così sembrava alla me undicenne.
Rafe troverà una strada per sfangarsela, anche grazie ad un’insegnante che riuscirà ad intravedere in lui delle potenzialità positive, e a indirizzarlo verso un percorso nel quale potrà dispiegare le ali. Inoltre, scopriremo l’origine del suo amico invisibile. Se volete, potrete rivedere questa prima avventura di Rafe anche sul piccolo schermo: il film di Scuola media. Gli anni peggiori della mia vita è uscito nel 2016.
Jamie Grimm non è un discendente dei famosi raccoglitori di fiabe tedeschi, ma un preadolescente americano, protagonista di Divertentissimo me di James Patterson e Chris Grabenstein, primo volume di una sotto-serie di scuola media, anche in questo caso arricchito dalle esilaranti illustrazioni di Laura Park. Jamie si autodefinisce un sit-down comedian (invece che uno stand-up comedian, cioè il nostro ‘cabarettista’), perché si muove in carrozzina, e i giochi di parole iniziano dal suo cognome, che suona come ‘grim’, cioè fosco, cupo, arcigno. Jamie, in realtà, è un ragazzino molto solare, nonostante gli sia già capitato di tutto, e ha il sogno di diventare un comico di successo. Analizzata in modo superficiale, questa potrebbe essere la classica storia banale del ragazzino il cui ‘problema’ è essere disabile, e che impegnandosi molto riesce a realizzare un suo obiettivo traghettandoci verso uno scontato lieto fine. Non è esattamente così, per fortuna, anche se la struttura del libro ci indirizza verso uno scioglimento positivo.
La storia di Jamie non ruota tutta attorno alla sua disabilità motoria, anche se questa condizione, naturalmente, influenza la sua esperienza. Jamie non corrisponde allo stereotipo della persona disabile fragile, triste, passiva, da compatire. È tenero, arguto, è un buon amico, e soprattutto sa divertirsi e fare divertire gli altri, trasfigurando in modo ironico tutta la sua realtà quotidiana e la stessa ‘correttezza politica’ che informa buona parte del discorso pubblico sulle persone disabili.
Non è un personaggio bidimensionale: ha i suoi demoni da imparare a controllare, che si manifestano sotto forma di attacchi d’ansia e momenti di blackout quando deve parlare in pubblico, e sotto il suo buonumore nasconde un lutto non ancora del tutto elaborato. In un certo senso, l’umorismo è, per lui, un meccanismo di difesa, un filtro che mette tra sé e l’esterno, tranne che con gli amici più stretti. Jamie è un personaggio resiliente per eccellenza: a un certo punto la vita gli ha portato via crudelmente tutto ciò che amava di più, ma non lo ha distrutto. Lui ha in sé la potenzialità della gioia. Ha ben chiaro che vuole essere ascoltato per ciò che ha da dire, visto per chi è che cosa fa, e non come ‘il ragazzo in sedia a rotelle’. È capace di chiedere aiuto e di accettarlo, ma sa anche essere di supporto agli altri. Tutte capacità che gli torneranno utili in questi mesi cruciali, nei quali dovrà adattarsi alla nuova scuola, fronteggiare un cugino caricaturalmente bullo, farsi nuovi amici e affrontare la sfida di un concorso regionale per giovani comici, che metterà a nudo i suoi lati più vulnerabili e gli farà scoprire anche le angolature meno nobili del suo carattere…ma sarà senza dubbio una grande avventura, che lo proietterà sempre più verso il mondo esterno, nuove relazioni e una nuova consapevolezza di sè. Una sorta di metafora di quell’incasinata avventura che è crescere, che continua ben oltre le medie.
Patterson, J., Tebbets, C. (2013). Scuola media. Gli anni peggiori della mia vita, Salani.
Patterson, J., Grabenstein, C. (2015). Divertentissimo me. Una storia di Scuola media, Salani.
Età consigliata: da 11 anni in su.
Sembrano così terribili ed invece non sono niente male, fortuna che c’è qualche accorgimento per i più deboli ancora
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Infatti non sono anni terribili, nei libri (e nella recensione) c’è molta ironia. Senz’altro ognuno ha un’esperienza diversa della scuola, in generale – c’è chi si adatta in fretta a un nuovo ambiente e chi, per carattere o esigenze varie, ha qualche difficoltà in più o magari darebbe il meglio di sè con un approccio diverso. I protagonisti di queste storie, però, a me non sembrano deboli, anzi, per certi versi si potrebbe dire che hanno una marcia in più, ognuno a modo suo:-)
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