Quando abbiamo saputo che a settembre sarebbe uscito il seguito de La regina nella grotta, e quindi anche che quella ideata da Julia Sardà sarà una trilogia, Gnoma Uno e io abbiamo accolto la notizia con gridolini di gioia.
Due anni fa avevamo incontrato le tre sorelle Franca, Carmela e Tomasina, e le avevamo viste avventurarsi in un intricato e perturbante mondo simbolico, alla ricerca di una misteriosa regina apparsa in sogno alla sorella maggiore. Franca è al confine tra la terra dell’infanzia e tutto ciò che viene dopo. Le sorelle la accompagnano, fino ad un certo punto. Poi sarà lei a proseguire nella scoperta di una nuova versione di sé.
Questo secondo volume, sempre edito in italiano da L’ippocampo edizioni, è focalizzato su Carmela, la sorella di mezzo,che ritroviamo in un pomeriggio di noia. Troppo grande per immergersi pienamente nei giochi con la sorella minore, troppo piccola per essere inclusa nel nuovo gruppo di amiche della sorella preadolescente, che la prendono in giro, Carmela si sente né carne né pesce, arrabbiata, sola e triste.

Già nel primo volume mi aveva ispirato simpatia questa bambina sognante con un cappello da strega. E qui ci caliamo in profondità nel suo vissuto e nei suoi pensieri.
La strega nella torre è una storia di iniziazione, di scoperta identitaria e di letterale presa di coscienza del proprio potere. Una narrazione carica di simbolismo e meraviglia che si può leggere a più livelli e che potrà avere echi differenti da una lettrice o lettore all’altro.
Carmela, in questo momento di inquietudine, come Franca decide di uscire, di camminare finché riesce. Non sa cosa sta cercando, ma quello che sta cercando sa che lei è in arrivo. Ed è così che Carmela incontra la strega. Che ha da offrirle molto più di un telefono per chiamare casa e farsi venire a prendere.

Qualcosa di magnetico scatta tra la bambina e la strega, che la accoglie con nella sua torre: ben più di una casa, un vero rifugio magico dalle mille stanze una più mirabolante dell’altra.
Carmela racconta alla strega come si sente, e la strega la ascolta, la consola, la guida con delicatezza ad esplorare la sua casa e, indirettamente, se stessa.


Carmela si affaccia, così, su tante porte, tanti saperi e tante possibilità, in un incontro che diventa una rivelazione. Che culmina in un volo notturno da togliere il fiato.



In un’unica notte apparentemente infinita, Carmela scopre qualcosa di fondamentale sul cammino che si apre di fronte a lei, e scopre di non essere da sola.

La nostra protagonista sta vivendo la fine dell’infanzia. Spesso le narrazioni che hanno al centro una giovane strega inconsapevole di esserlo collocano il momento della rivelazione nel pieno dell’adolescenza, in parallelo con i cambiamenti nel corpo e nei modi di relazionarsi con i pari e con la società. Harry Potter è una celebre eccezione.
Sardà decide di regalare a Carmela un’illuminazione precoce, come un lampo di luce sul futuro, e una mentore che le apre porte prima invisibili.
La sorella di mezzo dovrà ancora affrontare l’adolescenza con le sue fatiche e le sue trasformazioni, ma ora sa che là fuori potrà trovare affini e sodali, una comunità possibile, e sa di avere una strada davanti a sé. Una strada insolita, ma che istantaneamente riconosce come sua. Il focus è bilanciato, dal mio punto di vista, tra la dimensione individuale e quella collettiva.
La strega-mentore si può leggere in vari modi a livello simbolico. A me,tra i vari possibili, trasmette l’idea di un messaggio dal futuro. A quante di noi piacerebbe poter fare sapere alle noi stesse adolescenti che tutto andrà (più o meno) bene? Che troveremo un nostro percorso nel mondo e le nostre persone del cuore. Quelle strane in un modo abbastanza simile a noi da farci sentire a casa, quelle che condivideranno con noi una visione o una causa. La nostra personale congrega. Magari non subito, ma la troveremo.
Sul piano visivo, Carmela si muove in un mondo che sfuma dal familiare all’ignoto. Ma è un ignoto eccentrico, esuberante, estroso, fiabesco che chiede a gran voce di essere esplorato, superando il timore iniziale.
Se state cercando per le vostre figlie – ma anche per i vostri figli – libri che ritraggano in chiave positiva le streghe, questo volumetto fa assolutamente al caso vostro.
Ma anche al di fuori della sfera semantica della magia, La strega nella torre è una narrazione sul trovare se stessi e la propria comunità. E questo, insieme alla qualità della scrittura e del ricchissimo impianto visivo, lo rende un libro ideale da avere a portata di mano in tutte le biblioteche scolastiche.