Alla fine di questo mese dei Pride nel quale tanto si è parlato del concetto di famiglia queer così come lo ha definito Michela Murgia, eccomi con uno spuntino di lettura dall’ambientazione medievale e nel quale ritroviamo a più tratti l’idea di una famiglia scelta e di fatto che va al di là della legge e del sangue.
Parliamo di Rebis di Carlotta Dicataldo e Irene Marchesini, edita da poco da Bao Publishing, graphic novel che ci trasporta in un Medioevo imprecisato, in una piccola città probabilmente del Centro Italia. Una storia che inizia in una notte cruciale nella quale la morte e la nascita si sovrappongono. La popolazione si riunisce per mettere al rogo due giovani donne condannate come streghe, mentre, al contempo, un bambino sta nascendo.

In un momento di sconcerto, il padre nota che il bambino è albino, un marchio di sventura per la cultura di quel tempo e quel luogo, ma la madre insiste per tenerlo con sé. Martino, così, trascorre i suoi primi anni in seno alla famiglia di origine, relativamente sereno e coccolato soprattutto dalle due sorelle più grandi.
È un bimbo dolce e sensibile, che ama avventurarsi nel bosco e osservare da vicino vite apparentemente insignificanti, come quelle delle larve.

Neanche troppo sottilmente, però, emerge il pregiudizio dei concittadini – e il disagio dei maschi della famiglia – verso questo bambino ‘diverso’, accusato di essere la causa di disgrazie e sfortune varie. Semplicemente in quanto albino.

Sotto pressione, ma anche cedendo alle sue stesse convinzioni, il padre di Martino decide di allontanare quel figlio scomodo.

Nella notte, però, il bambino scappa, prima di poter partire con la carovana al quale il padre lo aveva destinato. Fugge nel bosco, verso la casetta isolata di Viviana, che aveva conosciuto e alla quale si era avvicinato da qualche tempo, e che si stava prendendo cura delle ‘sue’ larve.

Questa giovane donna sola, fieramente indipendente e schiva, lo accoglierà senza tante cerimonie, dopo aver capito che anche Martino è un fuori casta, scacciato dalla stessa società che avrebbe dovuto prendersi cura di lui. Lentamente intuiamo che tra i due protagonisti c’è un misterioso legame che risale alla nascita di lui, forse erano destinati ad incontrarsi.
Con Viviana – e la sua vivace congrega – , in questa nuova vita ai margini Martino cresce armoniosamente, come se avesse iniziato a respirare davvero per la prima volta, come una pianta che finalmente riceve sole e ossigeno.

E mentre impara a coltivare le piante, a ricavarne medicamenti e tanto altro, Martino entra sempre più in contatto con le forze della natura e si avvicina in punta di piedi ad un cambiamento, ad un riconoscimento di sé e della comunità alla quale vuole veramente appartenere.


La nuova identità che sceglie, paradossalmente, sarà utile a Martino, ora Rebis (termine alchemico che si riferisce all’unione degli opposti) anche per riavvicinarsi, con maggiore libertà, alle sorelle di sangue ritrovate dopo anni.

Arriverà, però, il momento del confronto con la crudeltà della sua comunità di origine e con la famiglia del padre. Un conflitto doloroso che non sarà possibile sanare. Quando si viene rifiutati con violenza dove si è cresciuti, forse è possibile solo ricominciare, rinascere altrove.
Le autrici ci conducono per mano dentro un mondo lontano, ma agitato da tensioni e paure non così distanti da quelle che conosciamo oggi. Visivamente questa graphic novel è puro splendore, un tripudio di luce anche nell’ombra.
Marchesini, I., Dicataldo, C.(2023). Rebis. Bao publishing