Sto vivendo una vita da Bianconiglio, e questo mese non credo di riuscire a preparare una bella carrellata di letture dedicate al Pride month, come vorrei.
Ma ho letto una graphic novel che è un piccolo tesoro, e ve la racconto qui. Potrebbe fare al caso vostro se siete alla ricerca di un libro che tratta – anche – di tematiche LGBT+ da condividere con la vostra classe, o per un evento della vostra biblioteca, o da godervi in pace con la vostra gatta in braccio e basta.
Il target di lettori/lettrici è, direi, dai 13-14 anni in su (ma, come sempre, dipende). Di sicuro posso dire che mi avrebbe cambiato la vita se lo avessi potuto leggere alle medie. Ma il suo autore, Giulio Macaione, ha all’incirca la mia età, è cresciuto, sia pure a 900 km di distanza, confrontandosi con gli stessi retaggi culturali e tabù con i quali sono cresciuta io. E questo libro (in parte) autobiografico lo ha scritto ora. Da grande.
Tutte le volte che sono diventato grande, edito da Bao Publishing, è un volumetto dalla copertina pop che potrebbe trasmettere un’aspettativa di leggerezza. Tra le sue pagine, invece, è racchiuso il racconto di un’infanzia ed un’adolescenza complesse, segnate da difficoltà e situazioni di sofferenza. E di come il protagonista, questo mare in tempesta lo ha attraversato.
Si tratta di un romanzo di formazione dallo stile ibrido – tra manga e fumetto italiano – e dalla narrazione ricca e stratificata, che sa passare sapientemente da un registro all’altro, da momenti di forte tensione emotiva e intimistici ad altri dolcemente nostalgici o anche più lievi ed umoristici.

L’infanzia di Lucio si snoda tra la fine degli anni Ottanta e la prima metà dei Novanta, a Palermo. E’ un’infanzia lontana nel tempo, ma non troppo. Se da una parte, lettrici e lettori quarantenni troveranno con delizia tra queste pagine una valanga di riferimenti alla cultura pop di quel periodo, l’intreccio e i nodi tematici al centro della narrazione hanno un qualcosa di universale. Anche una ragazzina o un ragazzino di oggi potrebbero rispecchiarsi in alcuni dei vissuti del giovane protagonista.
Lucio è un bambino – e poi un ragazzino – dolce e sensibile, con un piede nella realtà e uno nel mondo del fantastico. I personaggi dei cartoni, dei film e in generale dell’immaginario collettivo, da Barbie a Sailor Moon, non solo popolano la sua fantasia, ma sono parte integrante delle sue giornate, dei suoi dialoghi interiori, delle paure nelle quali sprofonda da solo, di notte.

Intorno a lui c’è una famiglia in apparenza stabile e rispettabile, che però al suo interno mostra delle crepe profonde. C’è tanto malessere represso nei suoi genitori come individui, e nella loro relazione di coppia; un malessere che si riversa, in modo prematuro e sproporzionato, sul protagonista. Centrale è la relazione di Lucio con sua madre, che fin da molto piccolo lo responsabilizza e lo coinvolge troppo nella sua vita adulta, raccontandogli cose che non dovrebbe sapere, lasciandolo spesso solo a gestire la sorellina.
Lucio cresce legato alla mamma da un intricato gomitolo di senso di colpa e riconoscenza perché viene lodato in quanto affidabile “come i grandi”. Fino a quando il disagio di lei sfocia in un esaurimento nervoso, nel quale alcune fissazioni religiose assumono contorni mostruosi. Il padre di Lucio è taciturno, assente, e quando c’è spesso aggressivo verso la moglie e il figlio più grande, che non capisce e che considera troppo poco virile. Quando la moglie si ammala, per i tre “superstiti” inizia una fase molto difficile di riassestamento, di sopravvivenza, nella quale tutti soffrono e alla fine un po’ si riavvicinano.



Lucio, però, è anche un bambino che sa coltivare la gioia: quando gioca alle Barbie con la sua migliore amica, quando disegna, quando si appassiona alle avventure delle guerriere Sailor e sogna di diventare un fumettista.



Fil rouge della crescita di Lucio è una sensazione di non sentirsi nel proprio posto. Da una parte, la sua situazione familiare è pesante, lo fa soffrire, gli fa invidiare la leggerezza con la quale sembrano vivere i bambini della sua età.

Dall’altra, fin da piccolo Lucio cresce bombardato da battute, mezzi commenti degli adulti, insulti dei compagni che insinuano una sua non conformità rispetto alle aspettative di genere. Sono gli anni della tragedia dell’AIDS e sulle persone omosessuali pesa uno stigma fortissimo, tanto più nell’ambiente che il bambino frequenta, profondamente influenzato dalla religione cattolica. Crescendo, Lucio si rende conto di avere fantasie verso altri ragazzi, e si sente ingabbiato nella paura del rifiuto sociale, di una vita di solitudine.

Geniale l’uso che Macaione fa della bambina posseduta de L’esorcista: un’immagine che tormenta Lucio e che arriva a rappresentare ed incarnare tutte le sue paure, sia nella relazione con i genitori, sia rispetto allo sviluppo della propria identità. Ecco, io non ho mai guardato L’esorcista, ma l’angoscia che questo personaggio rappresenta per Lucio, essendo cresciuta lesbica in un contesto culturale simile negli stessi anni, ohhh sì, la trovo particolarmente familiare e condivisibile.
Sopravvivere alla propria adolescenza, in quegli anni, per molti ragazzi e ragazze voleva dire dover superare le paludi dell’omofobia interiorizzata, dello schifo di sé indotto dalle pressioni del gruppo sociale di appartenenza.
La buona notizia è che Lucio ci riesce. Un po’, a dargli respiro e luce, sono i personaggi che fungono, per lui, da aiutanti positivi: la sua migliore amica, un’insegnante di Arte in gamba alle medie, un ragazzo gay incontrato per caso che lo incoraggia a intraprendere il percorso scolastico giusto per lui. Persone che gli restituiscono un’immagine di sé né mostruosa né deformata: l’immagine di un essere umano in crescita, con tutte le sue sfaccettature, che ha diritto a cercare di realizzarsi e sperare di essere felice.


E poi la forza di andare avanti, a scoprire cosa c’è dopo, per lui, Lucio la trova in se stesso. Nonostante il dolore e oltre le paure. Prende le distanze dalla religione, in un passaggio decisamente liberatorio. E un po’ di leggerezza, quella necessaria, riesce a trovarla.
Il finale si apre, per lui, verso un domani più luminoso, con alcune ferite che iniziano a ricucirsi e una nuova consapevolezza di sé. E noi che leggiamo, e lo vediamo incamminarsi verso il futuro, affiancato da Memole, Yu, Sailor Moon e Slimer, sulle note di Dreams dei Cranberries, viene da augurare a questo ragazzino tutta la gioia del mondo.
