Il libro di Bullerby

Care amiche e cari amici immaginari, ci siamo: stiamo per addentrarci nelle settimane che portano verso il solstizio d’inverno. Presto arriverà qualche spuntino di lettura ad hoc, da regalare, se lo desiderate, oppure da cercare in biblioteca per accompagnare ritualmente il periodo delle feste e costruire ricordi anche attraverso l’immaginazione.

Per iniziare ad entrare in questa parte speciale del ciclo dell’anno, però, oggi vi racconto di un classico che è tornato, per fortuna, sui nostri scaffali qualche anno fa!

Parliamo de Il libro di Bullerby di Astrid Lindgren, che nel 2018 Salani ha ripubblicato in una bella edizione rilegata (negli anni successivi è uscito anche come tascabile) e che raccoglie tre diversi romanzi che la grande autrice svedese ha pubblicato a partire dal 1946. Una narrazione che arriva da lontano nel tempo e nello spazio, ma che lo stesso – come sanno fare i classici – arriva a lettori e lettrici piccoli di oggi con una freschezza ed un’immediatezza tali da non fare pesare i suoi anni.

Bullerby, che significa qualcosa tipo Borgo Baccano, è una minuscola frazione collinare di un paesino della campagna svedese. Qui vivono, in tre cascine così vicine tra loro da potersi andare a trovare saltando da una finestra all’altra, tre famiglie, un nonno collettivo e sei bambini (poi diventeranno sette). La vivace voce narrante di Lisa, che all’inizio del primo libro ha sette anni, ci accompagna a conoscere questo microcosmo. Ad accompagnare la narrazione sono i disegni espressivi e dettagliati in bianco e nero di Ingrid Vang Nyman, illustratrice storica di Pippi Calzelunghe.

Ho pensato di lasciare traccia qui proprio adesso de Il libro di Bullerby non solo perché è un’opera preziosa da regalare o da condividere con bambine e bambini, per Natale o in qualsiasi momento. Ma anche per alcuni elementi che ha dentro, e che hanno a che vedere con cicli, ritmi e rituali.

Quella che troviamo rispecchiata nella serie di Bullerby è un’infanzia per molti versi ideale, che scorre all’interno di una comunità a maglie strette. Che sia abbastanza lontana nel tempo, lo si capisce dall’enorme quantità di autonomia e libertà di cui godono Lisa, Bosse, Lasse, Anna, Britta e Olle. Il loro è un mondo di grandi spazi, con poche auto, nel quale i bambini ogni giorno percorrono una lunga strada, senza adulti, per andare e tornare da scuola e nel quale, al netto dei piccoli compiti quotidiani e di un occasionale aiuto in casa o nella fattoria, del loro tempo possono fare quello che gli pare.

Il contatto con la natura circostante, con gli animali, con il ciclo delle stagioni è un elemento intrinseco delle loro vite. La quotidianità della vita a Bullerby è fatta di ritmi lenti e rassicuranti, di piccole fatiche, di scuola, ma soprattutto di relazioni intense, di amicizia e giochi. Il ritmo più grande, quello che scandisce i mesi dell’anno, è anche questo ripetititivo in senso positivo. Lisa, i suoi fratelli e i suoi amici aspettano e si godono a piene mani le feste, ma anche i diversi eventi ricorrenti che punteggiano lo scorrere del loro tempo di bambine e bambini, come la raccolta delle ciliegie.

Quando arriva, per esempio, il Natale, scopriamo insieme a Lisa tutti i piccoli, ma preziosissimi rituali che lo accompagnano, prima e durante la festa vera e propria. Respiriamo tutta l’eccitazione dell’attesa, l’aspettativa delle abitudini che si ripetono solo in questi giorni speciali, la gioia dei momenti eccezionali nei quali uscire giocosamente dalla routine, come nella notte in cui fratelli, cugini, amichetti dormono tutti insieme dopo la festa a casa della zia.

Se vi incuriosisce particolarmente Bullerby a Natale, vi suggerisco di sbirciare anche tra le pagine di questo piccolo albo, edito in inglese, che riprende nello specifico i capitoli dedicati alle feste invernali a Bullerby, con le illustrazioni meravigliose di Ilon Wikland. Ve lo avevo raccontato qui, nella rubrica Libri in lingua su Teste Fiorite. In inglese troverete, cercando su portali come Abebooks e simili, anche altri episodi di Bullerby che sono stati trasposti nel formato dell’albo illustrato.

Astrid Lindgren aveva circa 40 anni quando ha iniziato a scrivere i libri di Bullerby, così come quando ha dato vita al personaggio di Pippi Calzelunghe. Nelle piccole storie di questo borgo ha convogliato, probabilmente, anche qualche ricordo ed episodio della sua stessa infanzia, quindi di oltre cento anni fa. Eppure la voce narrante non ha nulla di didascalico, di moraleggiante, non “puzza di adulto” come direbbe efficacemente Roberta Favia, neanche un po’. E’ una voce che ci restituisce un flusso narrativo e di pensiero davvero vicino all’esperienza bambina, e che proprio per questo attraversa con successo il tempo e lo spazio per raggiungere, avvincere e divertire lettrici e lettori che di Lisa e Olle e dei loro vicini di casa potrebbero essere i nipoti o i bisnipoti.

Queste bambine e bambini di 80 anni fa prendono vita e tornano tridimensionali tra le pagine, con i loro pensieri, i loro dialoghi, i loro desideri e le loro emozioni. Cosa succede a Bullerby? Niente di che, tutto. Il mondo gira e Lisa, Bosse, Lasse, Olle, Anna e Britta non stanno mai fermi. Giocano, litigano, studiano, imparano a fare cose, si inventano cose, si fanno male, si arrampicano sugli alberi, scorrazzano nel bosco, costruiscono rifugi segreti, vanno nel paese vicino a piedi a fare la spesa, festeggiano, cucinano, si meravigliano per l’arrivo di cuccioli umani e di altri mammiferi.

Gli adulti, in questa storia, esistono, sono presenti nella vita dei bambini, ma non occupano più spazio di quello necessario. Sono perlopiù aiutanti positivi sullo sfondo della vita movimentata dei protagonisti, registi silenziosi del ritmo delle loro giornate, fonti di sicurezza a cui non viene dedicata particolare attenzione.

Un libro che è un dono per alimentare l’immaginario e popolarlo per sempre di bambini scandinavi del secolo scorso. Ideale per lettrici e lettori autonomi dagli 8 anni in su, ma molto godibile anche per bambini dai 5 anni in su, abituati a sentire leggere libri a capitoli a voce alta.

Lascia un commento