Amiche e amici immaginari, voi già lo sapete che io l’estate non la amo, ma inevitabilmente, lo sappiamo, per mille motivi si presta bene come ambientazione di tante narrazioni favolose, specie per lettrici e lettori piccoli e giovani.
Perché per bambine e bambini, ragazze e ragazzi l’estate è di solito uno spazio sospeso, altro rispetto alla routine, con tutto ciò che questo comporta – più tempo lento per il gioco, le amicizie e gli affetti, per coltivare hobby e passioni, sia che si vada in vacanza o a fare un viaggio, sia che si rimanga a casa. E allora diventa sfondo di avventure di ogni genere.
Oggi vi propongo al volo due spuntini di lettura che hanno l’estate, direi, per co-protagonista.
Tempestina di Lena Anderson è un libro che ho scoperto con piacere qualche anno fa con la mia bimba più grande, tradotto in Italia nel 2018 da LupoGuido. È un albo che viene dalla Svezia e della verdeggiante estate svedese riflette tutta la luce e la meraviglia. Piccolo inciso: credo che se vivessi nell’arcipelago di Stoccolma, l’estate la amerei.

Stina è una bambina sui 5 o 6 anni che, durante le vacanze, trascorre un periodo con il nonno nella sua casa su una bellissima isoletta. I due hanno una profonda complicità e una routine condivisa, rilassata a scandire il loro tempo insieme. D’estate le giornate scorrono placide e piacevoli tra giri in barca a pescare, pranzetti squisiti, faccende di casa e tanti giri per la spiaggia, dove Stina recupera tanti tesori trasportati a riva dalle onde.

Stina è vivace e piena di idee e arriva come una gradita folata di vento nelle giornate del nonno, che dopo un particolare episodio la chiamerà Tempe-stina.
Le illustrazioni deliziose, espressive e ricche di dettagli, di Lena Anderson ci accompagnano a seguire Stina in una piccola disavventura a lieto fine. Tempestina è una narrazione breve dal grande fascino, che cattura per la sua semplicità solo apparente.
È un albo che sa di mare, di vento, di relazioni calde e rassicuranti come una coperta morbida quando fuori fa freddo, di un’infanzia felicemente selvatica. Il testo ci proietta immediatamente nel dialogo costante tra nonno e nipote. Ci sembra di sentire il ritmo del loro chiacchiericcio, con la voce saltellante e cristallina di lei, la pacatezza accogliente e curiosa di lui e i gabbiani in sottofondo.

Ci trasporta nel bel mezzo di un’estate speciale anche L’estate delle cicale, scritto da Janna Carioli ed illustrato da Sonia Maria Luce Possentini, edito da Bacchilega.
Qui al centro del raccontare c’è una casa sull’albero, costruita da due bambini per i quali diventa rifugio, fortino, luogo magico di mille giochi indimenticabili in mezzo alle ciliegie.

I due si promettono di rimanere amici per sempre, ma poi litigano e si allontanano per qualche motivo banale. Loro crescono, il tempo trascorre e la casetta, abbandonata, viene inglobata dalla natura, diventando punto di appoggio per scoiattoli, gabbiani, merli…
Fino ad un’altra estate, molto anni dopo, quando la bambina Marta la scopre e torna ad abitarla. Ma nella casetta compaiono le tracce del passaggio di un altro bambino. E di nuovo si compie una magia, e la casa torna teatro di un legame, di avventure e giochi.


Tra le case, contigue, dei due bambini si apre un passaggio nella siepe, che si allarga sempre di più perché ci passano anche i grandi. A suggerire, forse, uno strappo che si ricuce.

Le illustrazioni di Sonia Maria Luce Possentini, come sempre, sono cariche di splendore e ci guidano in un racconto dai sottotoni nostalgici e struggenti che, sia pure in un diverso contesto, mi ricordano un po’ il più recente albo L’altalena di Britta Teckentrup.
La casa sull’albero è un topos che ricorre nella letteratura (da poco e l’abbiamo trovato in Bea Wolf di Weinersmith e Boulet), facendosi simbolo di molti aspetti che gli autori e le autrici rappresentano come l’essenza (idealizzata o ideale) dell’infanzia. La libertà, il gioco di finzione condiviso, la comunione dei piccoli umani con gli elementi naturali, i legami assoluti che si vorrebbe fossero per sempre, la dimensione di separazione dagli adulti, visti come inevitabilmente altri da sé.
E l’estate, sullo sfondo ma non troppo, è il tempo della possibilità. Un tempo dalle maglie larghe che si apre come un varco, facilitando gli incontri, l’esplorazione, la scoperta.