Barboncini e patatine

È un lunedì mattina di un’epoca inquietante. Le magnolie sono in fiore e intanto non solo il pianeta è in fiamme, ma sembra ogni giorno di più nelle mani di gente folle e criminale.

Non ho avuto un’educazione particolarmente rivoluzionaria. Non da piccola, almeno. Ho passato otto anni di scuola dalle suore, ad un’età in cui della chiesa cattolica come fenomeno sociale per mia fortuna potevo cogliere solo la parte luminosa – quella comunitaria, solidale. Erano anni, tutto sommato, di ottimismo. Gesù era un grande. La comunità europea avrebbe prevenuto altre guerre. La democrazia funzionava. Robin Hood avrebbe sempre vinto.

A sette, otto anni, prima che scoppiassero la guerra in Iraq e quella in Bosnia, ero una bambina idealista, probabilmente cattocomunista di fondo, e fiduciosa nel progresso dell’umanità. Qualche anno dopo, non ero più catto- e non ero più così fiduciosa, ma idealista sì.

Ora sembra che, a livello di politica internazionale ma non solo, stiamo andando verso la cancellazione, senza alcuna vergogna, dei principi base del contratto sociale e delle (imperfette, but still) democrazie costruite nel secolo scorso. La cultura della sopraffazione su tutti i piani, senza una briciola di rispetto verso la vita umana, anziché rimanere sotterranea, viene sbandierata in mondovisione. Anzi, diventa una strategia di comunicazione che si autoalimenta, puntando a smontare ogni pudore, ogni forma di pietas, a eradicare ogni paletto possibile. Sono preoccupata e arrabbiata, e immagino che lo siano anche molte e molti di voi.

E niente, non ho un libro-medicina per questa piega drammatica che sta prendendo il mondo, ovviamente, ma ho un albo bello per questo lunedì. Perché i libri belli esistono ancora, e continuo a credere che, tutti insieme, siano una specie di vaccino contro l’indifferenza, e il pensiero appiattito, e la disumanizzazione, toh. Anche se qui è di cani che parliamo. E di patatine fritte.

Di Pija Lindenbaum, autrice ed illustratrice svedese con molte pubblicazioni alle spalle, tempo fa vi avevo raccontato L’alleanza dei bambini (trovate la recensione qui), che per me è un libro divertente e folgorante. Ho letto solo di recente, invece, Barboncini e patatine (anche questo edito da Terre di Mezzo) e ho ritrovato, tra queste pagine, lo humour surreale e lo sguardo acuto di questa autrice, in una storia che potremmo vedere come molto contemporanea.

Tre cani pelosetti – Lana, Fiocco e Gatta – vivono beati su una bellissima isola, mangiando patate, di cui sono golosi, e nuotando in piscina. Ma all’improvviso qualcosa cambia. Il sole diventa cocente, c’è sempre meno acqua, le patate finiscono, mancano il cibo, le caramelle, i cerotti, e qualcosa di minaccioso incombe. Bisogna andare via, per forza.

Dopo un viaggio decisamente pericoloso e spaventoso, i tre amici (anzi, quattro, con la loro cagnolina Bau, la più piccola e vulnerabile del gruppo e l’unica che non sa parlare), esausti e tristi, raggiungono una riva. Per fortuna, qui trovano ad accoglierli dei barboncini comprensivi e amanti delle patatine fritte, ai quali possono raccontare la loro storia.

Non tutti i barboncini sono istantaneamente pronti ad accogliere i nuovi arrivati, a condividere lo spazio e il cibo. Ma ci si può organizzare, provare a superare gli ostacoli e per i nostri amici è a tutti gli effetti un nuovo inizio.

Barboncini e patatine è un albo lieve e toccante. Non ha niente di didascalico, non ‘puzza’ di libro confezionato a tema, ma ne contiene diversi, di temi rilevanti, che possono diventare un punto di partenza per tante conversazioni.

La scelta dei protagonisti animali aiuta, in parte, a rendere meno angosciante uno scenario sempre più realistico da mettere in conto in ogni parte del mondo: la possibilità di dover lasciare la propria casa per le conseguenze della crisi climatica, dover cercare un luogo sicuro e lì ricostruirsi una comunità.

Uno scenario che, purtroppo, diventa sempre meno remoto per ciascuna e ciascuno di noi ed è legittimo, a mio vedere, dare a bambini e bambine le parole per dire una storia come questa. Che potrebbe essere la storia di qualcuno che conoscono già, o avere punti di contatto con il loro vissuto – penso a chi ha perso la casa dopo un’alluvione, per esempio.

Attraverso una costruzione deliziosa dei personaggi, ricca di piccole sfumature, Lindenbaum li rende, curiosamente, realistici e vicini a noi, nonostante si tratti di cani. Sono personaggi, per quanto delineati con pochi tratti, di cui percepiamo la complessità. Non sono perfetti né idealizzati, ma hanno dubbi, fanno errori e soffrono.
Come un bambino piccolo, la cagnolina Bau è in una posizione in qualche modo subalterna e di dipendenza. In una situazione di emergenza non può scegliere per sé, non parla nemmeno la stessa lingua di Lana, Fiocco e Gatta. Eppure, in qualche modo è al centro dei pensieri dei protagonisti e anche chi legge probabilmente proverà un po’ di trepidazione nel seguire il suo lato della vicenda.

In un albo, appunto, lieve ma non troppo, Lindenbaum ci dà degli spunti per parlare di risorse che a un certo punto possono scarseggiare, della necessità urgente di adattarsi per gestirle e condividerle, e dell’interdipendenza che lega, che lo vogliamo o no, noi che viviamo sullo stesso pianeta. Un pianeta sul quale nessuno si riesce a salvare senza gli altri.

Lindenbaum, P. (2022). Barboncini e patatine. Terre di Mezzo editore. Traduzione di Samanta K. Milton Knowles

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