I giorni del mare

Ci sono libri che sono come scatole di luce.

Li apri, e dentro ci trovi la brezza del mattino, lo stridio dei gabbiani, il senso del sale sulla pelle e dei granelli di sabbia in bocca, le cicale nella pineta ombrosa mentre la attraversi sfrecciando in bici, il sapore di un gelato industriale ma tanto desiderato, gli strilli eccitati dei bambini, il brivido di immergersi, il cigolio di un pomeriggio infinito a conoscersi in altalena, e poi ancora il vento di una mattina autunnale, un cielo antracite, il mare di nuovo selvatico, la libertà, i giochi improvvisati lunghissimi, gli stivaletti di gomma, e ancora i granelli di sabbia che scricchiolano tra i denti.

Tutta questa magia, e neanche una parola.

Dopo il favoloso Su e giù per le montagne, ecco I giorni del mare di Irene Penazzi per Terre di mezzo Editore

(Gently provided da mia sorella durante i nostri giorni del mare – una caotica, fortunata, incredula finestra di aria e piccole, smisurate meraviglie)

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