Viviamo un tempo di notizie atroci che si accavallano rapidissimamente ad altre notizie atroci. Uno dei rischi è quello di diventare, senza volerlo, più insensibili di fronte alle tragedie, quasi indifferenti. Proprio quando invece servirebbero braccia, navi, passaggi sicuri, cibo, medici, case. E poi empatia,rabbia, indignazione e politiche capaci di affrontare problematiche complesse.
Perché noi umani non siamo alberi. Ci possiamo spostare, a volte lo dobbiamo fare per sopravvivere e questa cosa, realisticamente, non cambierà nel prossimo futuro.
In questa #giornatamondialedelrifugiato vi lascio due spuntini di lettura sul cercare rifugio e sul diventare rifugio.
“Akim corre”di Claude K.Dubois (Babalibri) non è una novità, per fortuna c’è già da diversi anni sui nostri scaffali.
È un albo tutto disegnato in chiaroscuri, dal tratto morbido e dolce. Racconta, più per immagini che per parole, l’odissea tremenda di un bimbo che si ritrova separato dalla sua famiglia, in un paese in guerra. Sono pagine strazianti, nonostante la delicatezza del linguaggio espressivo che le caratterizza. L’orrore di aver perso tutti e tutto, la realtà cruda della guerra sono filtrati dallo sguardo di un bambino piccolo e solo.






Per fortuna Akim continua a correre. Verso le mani tese di persone sconosciute in fuga come lui, verso un rifugio, verso un orsacchiotto nascosto tra i rifiuti, verso la speranza di un domani che rimetta insieme i pezzi che in lui si sono rotti.

“Passi nella valle” di Sylvie Deshors (Giralangolo) è un romanzo rivolto ad un pubblico di giovani adulti. Come “Akim corre”, è patrocinato da Amnesty International.
Qui incontriamo Jeanne, adolescente di Lione che, più o meno per caso, dopo una vicenda spiacevole che l’ha coinvolta con il suo ex ragazzo, va a trascorrere qualche giorno di vacanze scolastiche a Saorge, sulle Alpi al confine tra Francia ed Italia, dalla zia Miette.
La zia è considerata la pecora nera della famiglia. Jeanne avrà la possibilità di conoscerla meglio, di affacciarsi ad una realtà che non le era affatto familiare e di scegliere da che parte stare. Quella che doveva essere una pausa per staccare la testa dai brutti pensieri diventa l’occasione per attivare la mente e il cuore, entrando in contatto con le storie di tante persone migranti che cercano, dopo viaggi spesso spaventosi, di attraversare il confine.
Il focus qui è sulla scelta: la scelta di conoscere e quella di agire, nel proprio piccolo, per ciò che si ritiene giusto. Un’interessante opera di fiction che racconta, però, storie verosimili di migranti e delle persone e reti che danno loro una mano, da questo e dall’altro versante delle nostre montagne.