4 libri per bimbi (e ragazzi) più liberi

“I maschi non piangono mai

I maschi sono dei combattenti

I maschi sono guerrafondai

I maschi premono il grilletto

I maschi prendono le cose di petto

I maschi devono essere virili

I maschi provano sempre attrazione

I maschi non sono gracili

I maschi amano le ragazze facili

I maschi hanno sempre ragione.”

Da Un ragazzo è quasi niente, di Lisa Balavoine.

Oggi vi voglio raccontare, in una rapida carrellata, del romanzo young adult da cui viene questa citazione e di tre albi illustrati. Quattro libri differenti tra loro che, alla loro base, hanno in comune il fatto di mettere in questione alcuni “pezzi” di quel complesso costrutto culturale che oggi molte e molti concordano nel definire maschilità o mascolinità tossica.

È una tra tante definizioni possibili per riferirsi ad un modello culturale che è variabile nel tempo e nello spazio, ma che in qualche modo in maniera invisibile continua a condizionare la percezione di sé e le vite di bambini, ragazzi e uomini.

Limitando la loro libertà di essere, cercando di incasellare la loro esperienza in stampini precisi, e a volte contribuendo a creare il terreno culturale da cui si sviluppano relazioni sentimentali squilibrate e comportamenti violenti.

Iniziamo da Lupo di farina di Guia Risari e Alice Coppini, edito da Lapis.

In un branco nel quale tutti sono forzuti, aggressivi o quanto meno intimidiscono con la loro imponenza, c’è una piccola, soffice anomalia. C’è Lupo di farina, che è piccolo, morbido e dal suo manto bianco sa creare magicamente formine di farina che danno gioia a tutti gli altri animaletti.

Come potete immaginare, gli altri lupi (e lupe) cercano di imporgli di cambiare, di conformarsi alle aspettative. E lui ci prova, invano, e ne soffre. Fino a che scatta qualcosa, un cambiamento che non è quello richiesto dai grandi, ma un qualcosa che riuscirà a rendere tutti più felici, perché liberi di accettare – in sé e negli altri – la complessità, la molteplicità dei modi di essere, di fare, di vivere.

Il secondo albo che vi propongo fa parte della collana Sottosopra di Giralangolo EDT, dedicata proprio a contrastare gli stereotipi di genere. Si tratta di Vietato piangere di Jonty Howley.

Un albo dal titolo che è già un programma… naturalmente provocatorio. Per Leo è il primo giorno in una scuola nuova, e al mattino non è l’unico ad essere nervoso. Lo è anche suo papà, che non sa bene cosa dire e allora lo saluta sulla porta di casa con un vetusto “I veri uomini non piangono”.

Leo si incammina e cerca, allora, di trattenere quelle lacrime che, da un po’, spingono per uscire. Ma attraversando la città, osserva, uno dopo l’altro, una serie di personaggi di tutte le età che incarnano tantissimi diversi modi di essere uomo, tutti con il diritto di coesistere. E…sorpresa: in tanti… hanno le lacrime agli occhi! Per la commozione, l’emozione, la frustrazione, la tristezza e tutti gli altri motivi per cui è possibile piangere.

Le lacrime arriveranno anche per Leo, sano sfogo delle tante emozioni che sta provando, e soprattutto arriverà un prezioso confronto con il papà. Che ammetterà di aver pronunciato quella frase infelice, preconfezionata, perché non sapeva che fare delle sue stesse, forti emozioni proiettate sul figlio per quel giorno importante. Un albo un pochino didascalico rispetto ad altri, ma comunque dall’impianto narrativo gradevole, con un messaggio semplice e potente che lo renderebbe necessario in tutte le biblioteche delle scuole dell’infanzia e primarie.

Geniali i risguardi di copertina di Vietato piangere: tante scatole di fazzoletti, una per ogni personaggio che compare nell’albo

Il terzo albo non è ancora tradotto in italiano, l’ho scoperto su Instagram e l’ho preso per il mio bambino. Non è proprio un albo di narrativa, è più una poesia illustrata, una dolcis. La voce narrante è quella di una mamma che, mentre coccola il suo bimbo di pochi mesi, immagina il suo futuro e gli racconta le speranze che coltiva per lui. Si tratta di One Day di Joanna Ho e Faith Pray, edito da Harper Collins.

Non sono aspirazioni di gloria né di successo in senso tradizionale, ma sogni più grandi e belli, che hanno a che vedere con l’essere più che col fare e l’avere. Un giorno, pensa la voce narrante, il bimbo si imbarcherà in avventure fantastiche, sostenute dalla sua immaginazione, e saprà anche tornare indietro e inseguire, nella realtà, possibilità e aspirazioni libere, magari finora inesplorate.

La madre accarezza i minuscoli piedini del bimbo e lo immagina sfiorare le onde dell’oceano, prima timorosi, poi con gioia, perché il coraggio nasce anche attraverso la paura.

Lo immagina più grandicello, alle prese con i primi, inevitabili dolori che capita di incontrare crescendo. Anche qui il pianto viene raccontato come un qualcosa di sano da accettare, e l’essere vulnerabile come un segno di forza (se questa vulnerabilità, è sottinteso, non la si reprime).

Mentre i ditini del bimbo si stringono intorno alle dita della mamma, lei immagina per lui altre manine, amiche, che le mani del suo piccolo stringeranno, me tre lui cresce scoprendo nuovi affetti.

Di notte, con il suo fagottino avvolto in una copertina tra le braccia, la mamma pensa a quando lui diventerà più grande delle sue braccia e anche dei suoi sogni, pronto per fare la sua strada nel mondo e sorprendere felicemente chi lo ama con il suo percorso unico che traccerà e con la storia che lui stesso deve ancora scrivere.

Saltiamo ad un target di età più elevato con Un ragazzo è quasi niente (Lisa Balavoine, Terre di Mezzo editore)interessante esempio di romanzo prevalentemente in versi liberi, che ha per protagonista Romeo, un adolescente riflessivo e introverso che stenta a stabilire un legame con i suoi coetanei.

Lontano anni luce dai modelli di mascolinità imperanti tra i coetanei e che lo mettono a disagio, non compreso dai genitori distanti, apparentemente anaffettivi, Romeo si sente molto solo e trova un rifugio accogliente solo nel negozio di dischi dello zio.

È un romanzo, questo, pieno di sentimenti acuti, a tratti dolorosi nel loro realismo, e pieno di prime volte. Romeo ha chiaro ciò che non vuole diventare, ma la sua storia, per fortuna, è ancora tutta da scrivere, al di là della tristezza della stagione acerba che sta attraversando. L’amicizia con Justine, una ragazza anche lei fuori dagli schemi, sarà il primo passo verso questa scoperta di se stesso, di ciò che saprà essere e dare a chi lo circonda. Amo molto i YA che promettono ai teenager infelici un futuro più luminoso e aperto se solo sopravviveranno al liceo, e questo lo fa con grazia e profondità.

Fil rouge della narrazione è proprio la disamina di questo modello predominante (e negativo) di maschilità con il quale Romeo fatica a convivere, e che mostrerà le sue conseguenze pratiche in un grave episodio che coinvolgerà Justine in prima persona. Se Vietato piangere è l’ideale per gli scaffali di classe dalla scuola dell’infanzia in poi, questo libro starebbe benissimo nelle biblioteche dalla seconda/terza media in poi, idealmente per diventare anche uno strumento di confronto e dialogo.

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