L’alleanza dei bambini

C’è una chiara impronta scandinava riconoscibile nei lavori di Pija Lindenbaum, autrice ed illustratrice svedese, e in particolare, in questo suo recente albo, L’alleanza dei bambini, edito da Terre di Mezzo.

Un’impronta che trova le sue radici, probabilmente, nell’opera di Astrid Lindgren e Karin Michaëlis, tra le altre voci. Un approccio che sa di una sana anarchia, di uno sguardo ad altezza di bambino e bambina, di un occhio critico verso il mondo degli adulti, quando è portatore di dogmi e regole rigide, e verso tutte le ingiustizie.

Questo è un libro favolosamente disturbante, che mescola tratti comici e inquietanti (anche grazie allo stile deliziosamente espressivo di Lindenbaum) e che si presta ad interpretazioni libere da parte di chi lo legge, a qualsiasi età.

Una sorta di colonia idilliaca sulle montagne, delimitata da una linea bianca tracciata con la vernice. Come una scuola materna, eccetto che nessuno ti viene mai a prendere. Un sacco di bambine e bambini con un identico caschetto e due diverse divise: i Fiordasoli e i Giralisi. Una capa, anzi, Lacapa, dalle sembianze di un cane da caccia con una tonaca da prete, che li coordina tutti, avvertendoli dei tremendi pericoli che si celano oltre quella linea, che non va mai superata.

I Fiordasoli vivono una vita apparentemente da sogno: ogni giorno possono giocare, fare sport, esplorare il bosco, rilassarsi, leggere… secondo una tabella di marcia precisa, certo, ma sulla carta rimane un’infanzia per certi versi ideale, privilegiata. I Giralisi, inspiegabilmente, vivono al servizio dei loro coetanei, svolgendo tutte le possibili corvée e anche di più (per esempio devono ogni giorno trasportare dei pesanti sassi, non si sa perché). Non possono riposarsi, giocare, imparare come gli altri.

La voce narrante è quella di una bambina che questa ingiustizia la mette in questione. Da Lacapa non arriva nessuna risposta risolutiva – a lei le ingiustizie piacciono – , allora ecco che arriva l’idea di una semplice, ma radicale rivolta interna.

Fiordasoli e Giralisi si scambiano i vestiti, e i ruoli. Incredibilmente, Lacapa non se ne accorge, e giorno dopo giorno, gli equilibri nel gruppo iniziano a rimescolarsi. Fino al momento in cui, durante un pisolino de Lacapa, alcuni bambini provano a superare la linea proibita con un bastoncino, con la punta di un piede…fino a oltrepassarla.

Questo finale Polpetta, che ha 4 anni, mi ha chiesto di rileggerlo un sacco di volte di fila, forse perché ne percepisce le sfumature epiche (nei risvolti vediamo poi le figure microscopiche dei bambini che si allontanano scalando le montagne).

Tanti i possibili significati di questa narrazione. Parliamo di una setta? Di un’istituzione totale di qualche genere? È un’allegoria del divario tra i bambini e bambine che vivono nel benessere e quelli che devono lavorare e/o vengono sfruttati?

O anche, in generale, una storia sul coraggio di riconoscere e contrastare le ingiustizie e di mettere a nudo la falsità di dogmi e assunti dati per scontati, anche quando chi li sostiene è più grande e ha più potere.

Dal basso bambine e bambini si lasciano attraversare dal dubbio e si salvano, da soli, insieme. Partono verso l’ignoto con l’intenzione di autodeterminarsi. Un’immagine collettiva potente che richiama, in versione liberatoria, i bambini attirati dal Pifferaio fuori da Hamelin, o la Crociata dei bambini.

Lindenbaum, P. (2023). L’alleanza dei bambini. Terre di Mezzo editore

Trad. Samanta K. Milton Knowles

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