Nei giorni scorsi mi sono imbattuta in questo albo, per ora edito solo in inglese, che adotta un punto di vista secondo me prezioso, dando visibilità e un’occasione di vedersi riflessi in una storia a giovanissimi lettori e lettrici.

Non tutti i bambini e le bambine rispecchiano l’ideale, prevalente nelle nostre società, di un carattere estroverso. Non è il caso, per esempio, della protagonista di Everything in Its Place, la cui vicenda si snoda narrata in prima persona. È una bambina che probabilmente frequenta gli ultimi anni della scuola primaria.
Suona la campanella, e la bambina apre la porta della biblioteca. È qui che trascorre, felicemente, tutti i giorni il tempo della lunga ricreazione dopo pranzo. La bibliotecaria è sua amica e la piccola protagonista è diventata esperta di collocazioni e presumibilmente sistema Dewey: la biblioteca è un microcosmo nel quale si sente pienamente a suo agio e nel quale si rende utile. Ogni tanto getta uno sguardo di sottecchi agli altri bambini e bambine che giocano in cortile, ma anche se la bibliotecaria le propone di raggiungerli, la bambina vuole tenersene alla larga.

In cortile tutti hanno il proprio gruppo, la propria identità, il proprio posto che occupano rumorosamente. Quello della nostra narratrice è la biblioteca, dove ogni libro ha letteralmente la sua collocazione, regna la tranquillità e la relazione uno a uno con la bibliotecaria non le incute timore. Ma la sua amica sta per partire per un corso di aggiornamento, quindi per una settimana la biblioteca sarà chiusa.
La nostra protagonista è davvero turbata da questa prospettiva: la sua ansia sociale, se vogliamo definirla così, è reale. Da lunedì dovrà immergersi nel disagio che le crea l’intervallo, e il pensiero le occupa la mente nei giorni precedenti.
Nella caffetteria della mamma, calda e accogliente, sono tante le persone (adulte) con cui è abituata a relazionarsi con piacere, tutte diverse una dall’altra.

Tra di loro, la sua preferita è Maggie, che ha due passioni: la moto e la poesia. Sarà proprio Maggie a regalarle un libro di poesie (a cui la bambina si appassionerà), ma anche a dirle che nella vita a volte bisogna correre qualche rischio. Un giorno Maggie passa in caffetteria non da sola, ma con le sue “sorelle” motocicliste e questo colpisce molto la nostra protagonista: donne diversissime tra loro, felici di condividere un pezzo di strada insieme.


Questo darà alla bambina la spinta per affrontare la socialità a scuola con un pizzico di coraggio in più, a modo suo. Perché non tutte e tutti dobbiamo (o vogliamo) necessariamente essere il centro pulsante di fittissime reti sociali, ma allo stesso tempo è importante trovare ‘le proprie persone’, quelli che Anne Shirley chiamerebbe kindred spirits, spiriti affini. Non occorre che siano tanti, questi spiriti affini, possono avere età diverse e condividere con noi interessi differenti, ma quando li troviamo la vita cambia davvero, e se li incontriamo presto ci aiutano a crescere e a capire meglio noi stessi e il mondo che ci circonda.
Un albo un po’ ‘a tema’, ma acuto e sensibile, dall’impianto visivo piacevole e ricercato, che riesce a veicolare uno sguardo bambino convincente e realistico.
David-Sax, P., Pinkney-Barlow, C. (2022). Everything in Its Place. Doubleday Books for young readers.