Ho letto questo libro due volte, piangendo sempre negli stessi punti.
Tanto amore non può morire di Moni Nilsson (Uovonero) riesce al contempo ad essere delicato senza usare mezzi termini o giri di parole.
È un breve romanzo che ci accompagna al fianco di Lea, una bambina di 10 anni, nell’ultimo periodo della malattia terminale con la quale convive da anni sua madre, Johanna.
È un romanzo che usa un linguaggio molto diretto, adottando la prima persona e portandoci ad immergerci nelle emozioni di Lea, nella loro intensità e purezza.
Una storia nella quale la rabbia ha un ruolo primario: è un qualcosa che Lea si trova costretta ad attraversare e nel quale per un certo periodo di tempo sceglie di stare, anche per autodifesa. La rabbia la porta a staccarsi dalla sua fino ad allora inseparabile migliore amica, a lasciare la squadra di calcio, a prendere a botte i compagni. Finché, inevitabilmente, la rabbia sfuma in qualcos’altro.
Tutta la famiglia di Lea sta affrontando la realtà, una realtà ineluttabile – quella di un cancro per il quale non è stata ancora trovata la giusta terapia – alla quale si sta preparando da tempo, ma lo stesso dura e acutamente dolorosa per tutti e per ciascuno.
Johanna è lucida e in pieno contatto con le proprie emozioni, che non nasconde del tutto neanche ai figli. Non ci sono non detti. Di morte si parla, se ne parla apertamente, per quanto l’idea di separarsi sia straziante. Johanna si tinge i capelli rasati di rosa, vuole assaporare ogni attimo che le rimane nonostante le forze che la stanno lasciando. Trascorre il suo tempo con le persone che ama di più anche parlando del dopo, progettando quello che può, lasciando tracce di sé e pensieri che Lea e suo fratello Lucas potranno trovare quando lei non ci sarà più. Introducendo la morte nella vita e viceversa.
E noi seguiamo questo percorso attraverso una manciata di stagioni che affrontano Lea, sua mamma e le persone loro vicine, sempre avendo come traccia i pensieri della bambina, il suo vissuto interiore.
Quando arriva quel momento, è come se Lea e Lucas fossero in qualche modo già pronti. Pronti a lasciarsi attraversare dal dolore come è naturale che sia, ma anche a lasciarsi avvolgere dalle persone intorno a loro e a celebrare Johanna, il suo ricordo, come lei avrebbe voluto. A celebrare e ad affrontare la vita anche per lei.
Non saprei individuare un target specifico per questo libro. Per la sua intensità, non lo vedo tanto come un “libro medicina” da proporre a bambini o bambine, ragazzini e ragazzine che stiano affrontando direttamente un lutto.
Piuttosto potrebbe essere una lettura preziosa per toccare questo tema durante un periodo qualsiasi della vita di giovani lettori e lettrici. Quando qualcuno vicino a loro sta vivendo una perdita, ma anche no. Perché l’argomento della morte, e di come viviamo nella consapevolezza che esiste, non sia un tabù a nessuna età. E per mettere da parte, sia pure a livello inconscio, delle parole per dirlo, degli strumenti di empatia che faranno parte del loro bagaglio emotivo.
Nilsson, M. (2023). Tanto amore non può morire. Uovonero edizioni. Trad. Samanta Milton Knowles.